Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

I .. . ' I • 214 PEN~iF.RO F VOLONTA' Purfl ci· corr,e l'obbligo di ricordare al let– tore la data •in cui lo scritto su Proudhon sf pubblicò, perchè così si spiegano certi giudizi, certe affermazioni e divagazioni, che certo l'autore della· «Filosofia della Rivoluzione» non avrebbe scritto v.ent'anni. prima. Nel 1875 11 Fer.rari aveva· da un pezzo passato il Ru– bicone, i:t,Veva accettatò d'essere deputato - mentre tutti i repubblicani restati tali, come Maz.zinì e Cittt,a,neo, avevano sempr 1 e rifiÙtato dì andare alla 08<,mera - e, mentre scriveva questo studio sul P:roudhon, era già Senatore del Regno. · Anche intellettualmente, del resto, il Fer– rari del 1870 era molto invecchiato e non aveva più il vigore nè la lucidità di pensiero di un tempo; si era fossilizzato in schemi dolì– trinari ormai privi di ve.ra vitalità. La suà coltura restav:a enorme, il suo stile comunica– tivo;· ma gli mancava ormai la fiamma della fede. Era già uno scettico, non più soltanto . nel senso filosofico; .e ciò egli implicitaminte ammetteva nell' ultimo libro che scrisse sui « Periodi Politici» quando finiva col conce-• pire le rivoluzioni come qualcosa di meccani– co e dichiarava · che andando in traccia del– l'uomo Hbero aveva trovato l'uomo macchina. Forse la sua involuzione politica -si deve più che altre, a questo adagiarsi del suo cervello in una· concezione sterilmente meccanicista. Ma lo scritto su Proudhon, che qui riprt,– duciamo, partecipa, meno di tutti gli altri . ~critti di quell'ultimo reriodo, della involu. zi.one cui abbiamo accennato. Al contrario in essa il Ferrari ritrova molto del suo eccessi– vo spirito combattivo; in certi punti riap– pare tutto intero l'entusiasta · e bàttagliero autore della « Federazione repubblicana » e d.ell'« Italia dopo il colpo di s·tato ». L'argo-· mento ,certo, risuscitava in Ferrari le più belle memorie di altri tempi. Infatti lo scrit– to s'inizia con un ricordo personale. Proudho.n e Ferrari erano stàti molto amici, -e il pen– siero del primo . aveva non poco influito sul secondo, e questo deve molto al primo dell'in– dirizzo socialistico e . libE>rtario di parecchie sue idee. Il Ferrari scrisse ,questo studio ·sul Prou– dhon in oCC'asione della pubblicazione inte– grale, allora ultimata, di tutte le opere del rivoluzionario francese per cur.a della « Li– brairie Jnternationale A. 'Lacroix» di Parigi. Quella e.dizione è ora completamente esaurita; e così pure esaurita è, oggi, una seconda ~di– zione che di tutte le opere del Proudhon com- . . . ' preso l'epistolario, fece· l'editore Flammarion I la. quale si componeva di ben 49 volumi di fit- tissima composizione. Una nuova edizione delle opere di Prou- ' dhon, purtroppo assài costosa, si è comincia– ta a pubblicare da un paio di anni a Parigi sotto la direzione di C. Bouglé e H. Mousset. Non sappiamo con precisione quanti volumi ne siano già usciti. · BlllLIOFILO. ,p. J .. Proudhon • , I ' Non dimenticherò m~1 r giornit in cui ren- devo la visita del lµnedì a Proudhon · nella prigione di Santa Pelagià ohe rinchj udeva pure altri uomini politici. Noi partivamo dai punti più lontani di Parigi, giungev11no din– nanzi alla fortezza verso le cinque, vi si pe– netrava con passaporto regolare; u~a stanza nuda., chiara, arioiSa, isol;tta, ci serviva di sa– la; vi apparecchiavamo noi stessi la m~,nsa e ' il nostro disprezzo. per tutti i governi del mo- mento ci faceva più liberi c1'e ]},On· lo fosse Luigi Napoleone all'Eliseo. . Er~ l'ipdomani • del 13 giugno 1849, cioè della, sconfitta deÙe due democrazié di Francia .e d'Italia:· la pri– ma era stata vinta resisteJ}do alla spedizione di Roma e l'alta .corte pi Versailles le aveva tolti 33 deputati; l'altra era stata dispersa dalla restaurazione ·del Papa sotto la bandie- 1 ra repubblicana cl.ella Francia.. I 'due più grandi idiotismi del mondo ,moderno, la mo– narchia francese e il papato italiano si rial- . zavano· a nome délla libe.rtà, dell'eguaglianza è della fratellanza; i regi di Parigi predica– vano la vera libertà; i principi italiani si di-. ~vano legittimi, ama.ti ,e venerati, grazie allp baion~tte austro-repubblicane, e la commed]a ei::sendo' perfett~ e il controse1tso universale, ne erano lietissimi. 1 Non un'imprecazione, non un gesto d'impa– zienza. no11 una nube di tristezza; durante il pranzo si parlava brevemente delle più inopi– nate possibilità, conoscevamo i vulcani che. do– vevano sconvolgere l'Europa; dei re avrebbero· bussato alla porta per dare il loro avviso ehe forse sarebbero stati ammessi · alla conversa– zione. L'avvenire ~ra sicuro e giaceva, per cos} dire, ai piedi .dei convitati: l'uno doveva ,en– trare all'Assemblea, l'altro in un ministero, chi era atteso da una direzione ferroviaria, chi dà una vasta amministrazione; vi s'incon– ·trava il pittore Coubet che doveva rovesciarf'

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