Pensiero e Volontà - anno III - n. 1 - 16 gennaio 1926

PENSIERO E VOLONTA· -· 15 ;----;-----;:------:-'-::....:__-~-:-----:-----___:__:...........:.....:...=-=-=-.:..._=:_=:-=---~__:_-----=...:_____'. ___ _____:__:__ ;o, aveva ~efinito lV!a?no. La1Pido adatto, ma,111pe,gn9 con giura~ento a n~n mçurante, Callo Asm10 bramoso nè pero da 1'mai. oltre'.p1:1ssarlo tanto; Luci~ Arrunzio nop indegno e, capi- . t.atogli il destro~ uomo da provarcisi. Sui due primi e' è accordo; -invece di Arrunzio alcuni parlaropo di -Gneo Pisoµe; certo .è che tutti, e.ccettuato Lepido, - caddero più tarai .vittjme di. accuse ordite da Tiberio. A,.n.che Quìrito Aterio e 'Maa:nerco .Scauro diedero ombra a quell'~nimo sosp~tt.oso; · Alteri~ .~- aivere esclamato : _: .fino a quando,. o ½esare, ·!Per– metterai che lo Stato rimanga senza un capo?» e_·Scauro ,perc:hè a·v-eva detto « IJ.)O· tersi. sperare ·non frustrate le preghiere de] ~ato, visto ohe egli alla prqpost,a dei con– so~i, ,pur avendone come tribuno il diritto, non aveva \fatto opposizione >'-· Contro Ate– riç>_ si scagliò lì per lì-; non rilevò jnvece, la osservazione di Scattro, w.erso .etti lo c~èva sdegno più rp-vente. E tediato dal ~1,amor genera.le e dall~ singo:le i~tanze. cedette poco per. volta, non al p·unto da conifessare. eh~ assumeva l'im,pero, ma :per dì:oirla di ricn .. sàre e. di farsi ipregare. E' poi noto che. Ate.~ rio, e.i:itra_to· a !Palazzo per stornar la temp~– sta e ,gettatosi alle ginocchia di Tiberio che ·passeggiava, ,per poco non venne ucciso d.alJe guardie; .giacchè l'imperatore, .o per ·caso o inciampando in quegli abbracciamenti, era ca– duto. Nè però il rischio corso <la .tanto perso– naggio valse a placarlo. Aterio dovette ricor .. rer~ a,d Augusta, nell,ç cui zelantissime pre- . ghiere trovò finalmente '!Protezione. Xl V. Smaccata pure verso· Augusta fu la . adulazione del Senato. Ch_i genitrice, ohi ma- . dre della !Patria la ·voleva chiamata:. i più pronevano che. à:ccanto a.1 nome . di Cesare si scrivesse figli& di Giulia. Tiberio andava ripetendo ((·che :Ci voleva misura negli onori alle donne e iche ugual· temperanza avn:ibn~ \,.>gli lf.)()rtato in quèUi, onde lo !farebbero se– gno >>: in sostan-za era .morso dall'inividia e dall'innalzamento di una: donna giud1cand,) mt-!rH)1.nato sè 'stesso, non permis~ di asse– gnarle nep:pure un llttore-, e anzi vietò un'ara ricord~~-te ·1 1 adozione di lei e altre onora112e congeneri. Bensì chiese ·per Germanico Ce– sare· il co~nan-do ,proconsolare a vita e si spl!- / ditono legati a colllferirgliclo ~ a conrfortarne in 'pari temn_:>Ò la dipartita di .Augusto. Di for l'i<lenticà domanda .per Druso s'astenne, per esserP- Druso· ipresente e console designato. Candidati alla pretura ne nominò dodici, !D.U– mero stabilito da Augusto; e nonostante le premure del· Senato che lo aumentasse, s'im- ' XV_ Allora per la prima volt'a 1 'elezìoue dei magistrati 'fu trasferita dal popolo, I rac– ~~oltoin comizi n~l Campo di ·~rarte, al Se– nato; · giacchè dìno a quèl · giorno, quantun– que le nomine di rilievo· di[)endessero escl_u– sivaniente ,dd.ll' imperatore, alcune non ,H– meno venivano fatte a. talento delle trihù. ,Nè il popolo del toltogli diritto si lagnò, se non con ·vani conimènti, ineù~re i senatori, li:berati dal <lQversi a~caiparrare i voti ~er via di corruzioni e ..d'ignobili brighe, l'accetta-· rono volentieri. Tiberio si restrinse a racco-· mandare quattro candidati soli, da ritenersi però· eletti senza rischio di ripulse o bìs0:gnò. di sollecitazioni. Nel .frattempo i tribuni della !plebe domandarono; <li <lare a proprie 5tPese dei giuochi che, 4ggiunti alle feste del calendario, dal nome di .Attgusto si ,chiame 4 rebbero Augustali. Si decretò invece che i giuochi gravassero sull'erario e i tribùni .po– t~ssero. indbssare la v:este triolllfale •nel circo; l'andarvi in ·cocchio non ifu permesso. Più tardi la celebrazione annu_ale dei giuochi ven– ne deferita a quel .pretore,, cui. toccasse am– ministrar la giustizia .fra cittadini e fore– stieri. · XV[. Tale· era la. situazione !POlitica di Roma, · quando /fra le legioni ·di Pannoni~ penetrò la rivolta, non· :ea.usata da altre no:– vità tranne. questa,- ohe il cam,biam-ento di p~incipe dava ansa a sfrenarsi in tumulti e a sperare nei vantaggi d'una guerra · ci- . vHe. (3) CORNELIO TACITO (54-120). (" Gli" A~nali ,, Li6ro I. Traduzione di R. Giani. Edit. Del Maino,· Piacenza, 1924 1 pag. 5-20. (3) Tutto il resto del libro primo non parla più di · Iioma che· incfdenta,lmente ma sofo dei movimenti, guerre e sollevaziopi µelle_ legioni romane nella lontana Panno• nia e altrove. L'ari~tocraz1~ -peggiore (-perchè i[)octita) è-. quella ,che accomuna:rido in apparenza i1 mi-· nuto ,popolo con le altre· classi sotto nome di nazione, non iptovvede -in effetto che ai ceti superiori e trascura il' minuto ·_popolv: togliendogli. non solo ogni amministr~zione, ma !Perfino-la cognizione. dei. propri interessi, sotto 1 pretesto che· non può. intender.si di po · litica. • Vìr.NCENZO GIOBERTI.

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