Pensiero e Volontà - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1925

PENSIERO E V0iLONTA' che si è avventata sulla prod:uzione acca,par– \l'ando e imboscando. Ma l'ItaJ.ia ,è delle naJZio~i dove la crisi si sente più acuta pe1rchè in Ita– lia vi è as'soluta sproporzione fra prod:~z1one, e consumo. ,In articoli precedenti, ohe nGU tutti i let~1 avranno letto perchè furono scritti destinati a,l , maicero, a.bbfa,mo spì,egato1quali sono le n ostl"e, idee in proposito: noi siamo oonvinti c.he se gli agriooluori \;egu+itssero. una oo,tji.a tiercnica cti coltura granaria,, il prodo,tto frumentario au– moo.terei~be e di molto. Ma pe,r giun~e al pa.re, ggio 00-000-r.ono a.nni ed anni di lavoro, oc– corre che l;oip•eiradi •boinifi.oadei terreni palu- · d!osi sia condotta a termin~, occorr:e ohe ·il disso4amento di alouni terreni a brughiera sia un fatto compiuto .... E nreilfrattempo si deve mang1a11~. . .. . E allora ,hisog!Ila ricorrere ai surrogati. E' tri,ste dover tornare indiet110, ma le leggi eco– nomfohe dell'oggi -· leiggi che SO[lo,. conse– guenze di cuase .-- lo. impongono. E sicco.q1e queste leggi ha,nno fart-i ripercussioni ancihe sull'aV'Venire, si imporranno, anche domani, qua,ndo la rivoluzione· sarà in· atto. Non· per oolpa dei rivoluzfonari, ma sempre -come con– seguenze di ,ca:usei. Purtroppo il ricorrer:e ai surrogati vorrà di– re peggiorare lo ;stato sanitario dell'.Ìtalia; for,se vq.rrà diÌI'e affrontare il pericolo della pellagra., vorrà dir-e denutrire le masse povere. Ma la rivoluzione farà uso, dei surroaati con 't . d 0 cri emo · i ,e1quitiàe di giusta d.istribuz.ione: ... · Non come oggi che si consumano senz,a ritE> gno dolciumi ment1,e manca la, farina per il pan.e; equità 1 ossia eguaglianza di fronte 'al· consumo ed ai -bisogni.· Si potrà ripr:enètere un certo 1 impiiego d,e.Jla- se:gaJ.e nella panifìcaz~o,ne. Il pane oom.posto da un miscuglio di farina d~ grano e di segale o di g,ranoturco, se non è di qualità scelta è !pur sempre a1ppetibile. Inoltre, la S'Ellgala matura prima•det gran.O!,e lascia perciò il te 1 r– reno sgomlbro per altre colture che possono rendere; la· -s~gale ha a,nche, il pregio di adat– taJ:1sinei terreni montani ed anohe aridd, ter- · reni che in Italia,· sdno molto estesi. . . ,Si potrà intensificar:è, la ·coltivazione'. delle . pa, ta.te e dei legumi, prodotti ·qua,si sconosciuti nei t·ampi antichii e· .che oggi possono,_diven– tair.ei di largo oonsumo. Le, pata ite ed i fagioli rie,scona heine anche DJelle zone collino.se e gli interfila,ri di taluni vigneti ,speciaJfa,zati (e in questo ca,so ,si devono colti vare fagioli nani) dànno· pro.dotti non dispr:e,z,zaibilic.he oompein- sano lairgamente le• spese e le fatiche della coltivazione. Nel Moozogiorno le favè ed altri legumi ohe si poosono raccogliere a, fine_di p~– mavera od in principio d'esta,te - e moè pn– ma dél pertfodo troppo secco - da~~~o un~ discreta quantità di deTra.te .appetibili. e tra,- ,sporta;bili. • . L' addensamem.to: della poipçilazicmer neii cen– tri urbani rende assai facile il proble.I:Q.adel traspotrto1 delle dleJrrate. Co1sì ,è oggi, così sa~à domani. Non 1sarà quindi estremamente di,f. Ficil~ aliment-a.re le grandi cttà purchè i c11ita– di,ni, oonsapevoiii delle, supreme esi~1enze del– l'ora non si abbandonino a -sperperi e non a• ' . . ' . vanz.ino pretese ·e,ccess1ve. · Il problema della aifesa economica ~ella riv.oluzione Èl a11che prqible,ma di eduieaz1on~ morale e di consapevolezza, Ieri si gridava ai quattro v.enti che, per vinceré sar~b,~, ibas!at~ insocg-ere e si parlava di mag·az1Zm1, colmi ~ d~ ra.te proote per la distribuzione, di armorua ·che ~utomaticà.mente ,sa;re1bibevenuta a tr~,– stol'ffia,re qu<?sto mond91 di .caini in un m01JJ.do · di fra,telli. La, re,altà è '.ben diver'sa, _e, la nostra oon,sape1volez,za d'og,gi ci richiama, sul t~irreno · dJeJ.farealtà. La rivoluzione non ha · bisogno -solamente di energia fisica.,_ma anche di ener– gia intellet,tuaJ.e. Ha bisogno .di ~mini capaci e COO.S8.1pevoli. . _ ., . . . A forma.rie,ques1:iiuomini no1J. tendiamo tut~1 i nostri sifOII"zi. CARLO MOLASCHI. - -<<.... Chi ha sete crede che .un'anfora non lo disseteirebb~: e una cop,p.a, lo di~se,ta. Ora. e.eco la sventura «a~unta» del 'genere umaoo: l'assetato, ,percliè crede che un'anfora non basti alla sua sete,, sottrae agli altri assetati tutta l'anfora, di cui berrà una coppa s,ola .. Pegigio a~cora: s_pe~za l'anfora, perchè altri non beva, se eigli non può \bere: Pegg~o che maì: dopo ave,r lbevuto esso, sperde per terra it liquore perchè agli altri cresca la sete ~ l'<>:– dio. E' infinitamente peggio: si uccidono tra loro i! sitibondi, perchè non 1be_vanessuno. · , Oh I ,be1vete un po' per uno, stolidi, e, poi fate di riempire la buona anfora per quelli- che ver– ranno! » G. ,P A.SGOLI. ..

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