Pensiero e Volontà - anno I - n. 21 - 1 novembre 1924

... • PENSIERO E VOLONTA 19 • Ma ·g. g. continua: Ohe cosa intende jJtJ.. per ong1ne divina 7 Se per divino ar,irnette ciò che è assolu~o, non empi-_ rico, M. riconoscerà che pe.r lo meno ta coscien– za è di origine d°ivina in. quanto permette a lui, 111 alatesta, di asservre con sicurezza asso.. - luta alcune cose ( la cosidetta realtà ·obbiettiva . . ' la, prova cqme norma di ·verità, ecc.). Ebbe .. ne chi ha rivelato· l0, divinità dei.la ~oscienza se non il Vangelo? e, cos'è la verità del Vange– lo, se non wna esp,erienza d1: coscienza? Rispondo prima ~i tutto che io non ho, mai detto di avere « sicurezza assoluta » di cosa . . alcuna (ho anzi detto precisamente il contra- rio), e poi che non capisco che cosa è questa. origine divina della _cosCJenza. A Dio; inteso come essere cosciente e volente, creatore· e re– golatore del Mondo io non ci credo, e l'Asso .. luto non .so che cosa sia. Oi c.rede g. g. ad un. Dio personale, e c01nprende egli che cosa sia. l'Assoluto 7 S.e si, beato lui, ma io gli sarei mol– to obbligato se volesse darmi una ris•posta p·re– cisa, ed intelligibile - intelligibile, intendo, per u~a 1nent.e così poco filosofica come la mia. E_ così se volesse &piegarmi come m·ai è il Van– gelo .che ha rivela.to la divinità della còscien– za; e che significa il dire che il Vangelo è una esperienza di ,coscienza ! Questo è un lingua~ gio veramente tro.,ppo ermetico, troppo miste– rioso per me: capire-i meglio se g. g. mi dices– se se egli crede che Cristo era un dio e che il · •Vangelo è parola divina, anz~chè un racconto (storico o leggendario importa: poco) in cui si .trovano delle massime moraJi già predicate da re1igiQni anteriori. La frase « la· vèrità, del Vangelo è una· esperienza di cosci,enza », pur nella sua oscurità, mi fa pensare eh.e g. g. è cristiano non ·già perchè è convint.o della verità del Cristianesimo, ma perchè vi vuole ... credere: questione di gusto allora, e come è ri- saputo sui gusti non si discute. g. g. dice che io riduco la volontà di credere all'autosuggestione .. Siamo esatti. Io dissi che la fede (non la volontà di crede.re , ma il crede– re) è un fenomeno di autosug~estione. La vo– l<i>ntà di· credere mi pare piuttòst,o un autole– si0niSJilO mentale, una volontà di dimi'nuire sè stesso, I~ propria, personalità, la propria di- . . - gni tà intellettuale. · · · · · . g. g. per confutarmi tira in campo Paolo, Agostin_o e Manzoni che co.ntrapponé ai devoti di S. Gennaro· a cui io àvevo accennat~, e mi accusa di èredere, con Lombroso, che il genio è fol11a. Ho il sospettà che dei tre ·almeno uno, Agostino, si sentire.bbe ono1ratG di essere para- .go~ato ài devoti di S. G.ennaFo che non s'im– ba,razzairio di ragionare. ed hanno la fede inge– nua, cieca, vale~ a a. dire la vera fede. Ma che im.porta 1 Io non mi lascio _guidare .da. Paoto, · Agostino o_ Ma~zoni più. che da ·Lombroso, ·e· non .amo, anche perchè sono poco erudito, che invece di buone ragioni mi si tirino fuori dei grandi nomi .. Preferirei ohe g. g. mi spiegas- , se come da quello che ho detto mi si possa· at~" tribuire una qualsiasi approvazione delle fan– t,ast'icherie sedicenti scientifiche del Lombroso. I ge.nii sono rari, 1na se ne t~o.vano fra· tutte le 'confessioni e 1nalgrado tutte le confessioni, ed il fatto, che essi possono autosuggestion?,rsi e magari ess,ere. sciocchi in un ramò dell'atti– vità. mentale, non inrirma la loro genialità in ' uri altro rarrio. Newton fu un. genjo-, e non pre .. cisame~te perchè. commentava, la Bibbia; fq. un genio Leona.rdo da Vinci e non già perchè era cattolico, se pure lo era. Tutti i grandi credenti ch'e g. g .. può citare; ed in qualunque r'eligione credessero, o cr~de– va,no per suggestione ricevuta nell'infanzia, così per abitudine, senza ragionarci su, op– pure perchè vole'i/ano · cre°dere e si auto.sugge- , stionavano fino al punto di credere davveTo. * * * Siccome io a,ve,vo opposto la volontà di .~a• pere alla volontà di credere, g. g. domanda: Ma che differenza pq,ssa tra sap,ere e credere 1 tra, rag·ione e· fet!,e? Chi crede nella ragione non. fa atto. di fede nella ragione?. Già, per chi érede JJ.ell'infallibilità della ragione, ma · non per chi si contenta della ragione perchè 1 è la sol~ arma, imperfetta quanto· si voglia, che abbian1<) per co:ptr_ollare la nos'tra fanta.– sia e sistemare le nostre sensa.zioni. An1metto volentieri che, a causa della nostra ignoranza e della nostra incapacità.-_ non so se tempo.ranea. o perpetu~ - di comprendere quello che si chiama. caus~ pdma; cosa in sè, ecc., ecc., nÒì siamo èostr~ttì per necessità in– tellettuali e per necessità..., pratiche ad amniet- . tere molte cose che no~ ·CQmprendiamo e a ra– gionare ed ~agire come se v_i credessimo; - e · perciò, ~se questo può fare piaoo:re a g. g., oltre a dire volontà di sapere dirò anche volontà. di . ', credere il meno pos-sibile, cioè vòlontà di ·ap- prendere e di comprendere sempre dippiù. *' * * In· ultimo g. g. vuoi farmi ·credére nella creazione dal nulla è nella trinità, e siccome ha il .so·spétto che 11 Quarto Evangelo non ba- " •

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