Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 i 8 F. Flora - « La frusta letteraria » n u l l a bisognevole di commento » ) : la troppa eleganza reputan– do sterile per i suoi lettori, forse come inerte reputava la satira del P a r i n i s u l giovin signore «perché è scritta q u i e qua con m o l – ta s u b l i m i t à di poesia; e que' nobili che dovrebbero leggerla se– riamente per correggersi di que' difetti e di que' v i z i che i n essa sono maestrevolmente additati e cuculiati, n o n intendono né la sublime poesia né l'umile » . D i fronte a noi che pastori arcadi e antiquari n o n siamo p i ù (sebbene non convenga giurarlo!), la spiegazione polemi– ca di quella immediatezza scamiciata o forse sbracata, n o n reg– ge. B u o n per i posteri e per la gloria del Baretti che l'immedia– tezza e la facilità siano p i ù un pericolo spesso avvertito che una irreparabile caduta. S i potrebbe a n z i aggiustare a modo nostro la nota immagine d e l l ' « elegantissimo abate » P a n n i , detta a proposito del M o n t i , che « minacciava di cadere e n o n cadeva mai » : i l Baretti minaccia spesso di cadere, cade p i ù di una v o l t a ; ma si r i a l z a bravamente e, come n u l l a fosse, p i ù fre– sco di prima, riprende i l viaggio. L a Frusta letteraria, p i ù famosa che letta, sarà ricercata ora che si p u ò gustare nella fedele e bella edizione laterziana ( S c r i t t o r i d'Italia) curata con onesta perizia dal Piccioni. È una lettura « divertentissima » : certo p i ù dilettosa di tanti l i b r i « ameni » anche insigni, ( r o m a n z i e commedie), ed è i s t r u t t i – va, come pochi altri, a farci cogliere gli spiriti e le forme del Set– tecento italiano. FRANCESCO FLORA.

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