Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 8 0 •l A . G E R E M I C C A , Amore mattutino fra le altre, tre o quattro che sono come l'elegia dell'amore sognato, spe– rato, creduto, ma non raggiunto e perduto per sempre: dell'amore che sorge timido e casto, ma pur caldo e rigoglioso, nell'animo dell'adole– scente, talora a dirittura del fanciullo, come l'ideale p i ù alto, e che l a vita, nella sua dura realtà, tronca a un tratto brutalmente, non lascian– done altro che i l ricordo, non sempre bruciante, straziante, desolato; i l p i ù delle volte, a n z i , calmo, rassegnato, sereno; ma sempre indelebile, perché ricordo del solo momento d i vera felicità, del solo momento che mettesse conto vivere. D i questo tipo, pur nella loro diversità, sono, oltre qualche altra, L'orologio col carillon, Una sera d'autunno e, par– ticolarmente, Biemme: una novella che, per la sua estensione, h a quasi andamento di breve romanzo e che uno scrittore meno sobrio avrebbe gonfiata appunto a romanzo. C h i le legga vede bene quale fine sempli– cità sia nella trama di queste novelle del Geremicca, alieno q u a n t ' a l t r i mai dal romanzesco, dal complicato, dal misterioso, dal cerebrale, dal- l'impreveduto e dall'ingegnoso delle trovate e delle catastrofi, e pago, come il migliore B a l z a c , di rappresentare, con precisa determinazione realistica di fatti e circostanze, p e z z i di vita vissuta (cito i l B a l z a c , perché i n Bianca M a r i a F i n a m o r e , l ' « e r o i n a » appunto di Biemme, pur tra molte differenze, rivive qualcosa di Eugénie G r a n d e t ) . Senonché la mera lode di sobrio e disciplinato ideatore d i trame, sebbene oggi non piccola, suonerebbe quasi ingiuria al Geremicca, che è anzitutto temperamento d'artista. F a t t i e circostanze sono, i n l u i , rav– v i v a t i sempre dal sentimento; la trama non resta mai mera trama, cioè materia inerte : bensì, rivissuta interiormente, viene oggettivata con gran– de ricchezza d'immagini. R i c c h e z z a , per altro, n o n gonfiezza, turgore e l u s s u r i a ; immagini, non materialmente sensuose e sensuali, a n z i ca– stamente spiritualizzate, e perciò poetiche. D o p o avere spezzato un lungo amore, una giovane donna, rientrata nel tardo pomeriggio sotto una pioggia fredda e sferzante, s'era sfilata la veste e le scarpe, per buttarsi sul letto, da dove, resupina, e con lo sguardo vacuo alla finestra che le raffiche continuavano a scuotere, sentiva la sera calante" di autunno pe– netrarla di brividi, d'ombre, di luttuosa e inerte tristezza. Dietro Ì vetri appannati passava di tratto in tratto la orma scura d'un ramo, come un braccio che accennasse desolatamente : ella rimaneva immobile, agghiacciata nel sangue e nel cuore, senza me– moria di sé e del mondo, se non nell'immagine confusa di quel ramo che appariva e spariva, e le pareva dovesse ondeggiare innanzi a lei all'infinito. A l t r a cosa che a me piace nel Geremicca è la somma cura con cui scrive. Nessuna di quelle esibizioni di ricco vocabolario, che sembrano m i r a b i l i agl'inesperti e sono cosa tanto p i ù facile che non si creda; nem– meno una di quelle affettature di toscanità, talora ridicole e sempre i n – soffribili, segnatamente negli scrittori dell' I t a l i a meridionale ; aborri– mento da quel periodare neppure p i ù a s i n g h i o z z i , come si diceva una v o l t a , ma a dirittura a pistolettate, e che fa sembrar bello materiare un periodo d'un solo aggettivo o d'un solo avverbio : per contrario, u n continuo mirare alla proprietà del vocabolo, alla precisione della frase, alla flessuosa euritmia del periodo. E poi un l a v o r ì o così vigile di l i m a , che non accade mai al Geremicca di restare di qua o andare di là dal punto giusto: di qua, che sarebbe cascare nella sciatteria; d i l à ,

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