Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 6 4 U. Ojetti - Ancora le colonne e gli archi bracciare chiunque ci venga davanti vestito i n un modo inusitato, senza nemmeno badare se si tratta d'uno straniero o d'una maschera? Leggi quello che scrivo p i ù sopra a Marcello Piacentini. I l cemento? Benissimo. N o n ho mai detto che « i l cemento armato n o n m i v a d a » . Sarebbe come dire che non m i va i l telefono, l'automobile o l'aeroplano; e il cemento armato è tanto p i ù vecchio d i loro. Soltanto chiedo che i veri architetti non sieno i servi del cemento armato, ma lo adoperino e lo d o m i n i n o così come ogni nuovo materiale, dal calcestruzzo dei r o m a n i al ferro dell'ottocento, è stato dai vari architetti adoperato a esprimere l a loro arte, i l loro stile, i l loro spirito. A r c h i bugiardi? M a col cemento armato puoi fare anche volte e cupole, se v u o i e se s a i ; e lo stesso Piacen– t i n i ne h a fino a ieri fatte a dozzine. « N o n bisogna rimetterci a fare del– l'architettura vecchia come una crosta o una maschera sopra u n ' a r c h i – tettura n u o v a » . G i u s t o , niente bugie. M a ormai quattro q u i n t i d i questi tuoi arditissimi novatori appuntano e incollano alla meglio, per n a – scondere questo cemento, un'impiallacciatura di pietra e di m a r m i che fa credere a chi guarda che queste grandi travature e questi pilastri sieno proprio di pietra e di marmo. E questa n o n è una crosta, una maschera, una bugia? D e l resto, chiedilo a chi se ne intende: un arco di mattoni non costa d i p i ù d'un arco di cemento. L ' a r c h i t e t t o se Io costruisca come vuole. I o m i contento di affermare che a piantare davanti a l l ' U n i v e r s i t à di R o m a o al P a l a z z o di G i u s t i z i a d i M i l a n o (e posso portare altri esem– p i d'altri architetti, ma m i rivolgevo al Piacentini perché egli è meritamente p i ù i n vista degli altri) quelle gran forche caudine di nude travi usate da a n n i i n G e r m a n i a , i n Russia, dovunque, non si fa dell'architettura italiana, e ormai non si fa nemmeno dell'architettura nuova. Se i n fronte a quelli edifici Piacentini ponesse i n lettere, sia pure d'oro, una scritta in tedesco, tu che diresti? Per me, l'effetto è uguale. V o l e t e un'interna– zionale dell'arte? L'accetto anche io, ma che sia su modello italiano, come già s ' è veduto tre e quattro volte nella storia d ' E u r o p a . T u ' m i c h i e d i : « C o m e potrà sorgere un'architettura nuova, se n o n ci si infervora, se non si esagera? Dall'eccesso p o t r à nascere l ' e q u i l i b r i o » . C h e cos 'è l'equilibrio? È lo stato di riposo i n che si mettono o durano i corpi quando sono sollecitati al moto da p i ù forze che si distruggono i n – sieme. T u trai da sinistra, io da destra; e avremo l'equilibrio. I n s o m m a noi due si collabora. V e d i a quali inaspettate disgrazie p u ò condurre l a logica. Cordialmente tuo " ' " ' " : U G O O J E r r i .

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