Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

LIBRI. ANTONFRANCESCO DoNI, Le più beUe pag-ine, scelte da MAnIO Puccrnr (vol. 58 della collezione diretta da UGo Ornr.r1). - Treves, Milano, 1932. L. 14. Quan.ti lettori ci sarebbero oggi disposti ad andare davvero in fondo alle opere del Doni ? Credo anzi che in ogni tempo questi lettori siano stati pochini, e che il Doni, dopo il suo secolo, sia sempre stato di que– gli scrittori più nominati e celebrati per le loro invenzioni o bizzarrie o estrosità che davvero letti. La sua stessa fama di precursore e moralista è sempre rimasta un po' vaga : moralista di che morale ? Chiunque si sia una volta affacciato alle Librerie o alla Zucca o ai M ondi o ai Marmi, ... e si sia reso conto della materia e del metodo usa.ti da questo scrittore (e si potrebbe anche concludere ch'egli tratt ò tutt e le materie senza usare nessun metodo) capisce come il Doni sia, più d'ogni altro, scrit– tore da antologia; di quelli cioè che han bi-sogno di ritrovare ogni tanto chi li vagli, li scelga e li riproponga al lettorè. · Antologie del Doni ce ne sono infatti parecchie. Nel. secolo scorso, quelle del Gamba, del Bongi, del Oamerini si limitarono però a sce– gliere nella gran congerie dell'opera soltanto le «novelle» che il Doni, senza mai farne una raocolta a sé, sparse in molti libri suoi. Difatti il novelliere resta tutt'ora l'aspetto più noto del Doni. Più tardi il Pe– traglione, il Biagi, e meglio poi il Palazzi allargarono la scelta ripre– sentando il Doni sotto altre luci, oltre quella del novelliere. Ora Mario Puooini con queste Più belle pagine di A. F. Don-i ha scassato il campo in lungo e in largo; non s'era mai avuta un'antologia del Doni cosi riooa; non solo con le novelle migliori, ma con tante let– tere e dialoghi, cicalamenti, baie, madrigali, scene di commedia, alle– gorie, dicerie.... E nello studio preliminare, fin dalla prima pagina il Puccini si pone chiaro il quesito : che cosa piace a noi oggi del Doni ·t « In altre parole, è proprio l'artista ghiribizzoso, lo scrittore fantastico, il lunatico filosofante che continua ad interessarci e ad invitarci, o non piuttosto, e soprattutto, coi suoi caratteri bisbetici, con la -sua fisionomia guizzante, con la, sua indole bizzarra ma drammatica, l'uomo, l'indi– viduo?>>. È una domanda discriminante che vale per tutta l'opera del Doni. Dove, scartate le molte pagine che sono soltanto elenchi, no– tiziarii, filastrocche di parole, bibliografie, enciclopedie improvvisate (e non tutto oggi riesce facile intendere), quel che sempre ci compensa di tanta -ari-dità e letteratura di testa, è proprio l'uomo; la sua bizzarria '.tutta scatti e l'umore estroso. Anche confrontato agli altri begli umori, agli stravaganti o come alfora si diceva agli « eterocliti » del Cinque– cento, dopo il Folengo al Domenichi al Lando al Franco al suo amico e BibliotecaGino Bianco

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