Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

470 A. Janner - Federico Gundo(f specialmente criticato le interpretazioni filosofiche, morali, politiche, sociali, psicologiche e biografiche dei maggiori studiosi tedeschi del secolo scorso. Oon assoluta chiarezza egli, in quel suo saggio del 1920, che è uno dei suoi più belli, ha mostrato in che consista il genio shake– speariano. L'interpretazione gundolfiana s'avvicina molto a quella cro– ciana, anche se, per il suo particolare temperamento, il tedesco la sviluppi a.ssai pii). E non si deve pensare. che il Gundolf abbia appro– fittato del saggio crociano (ch'egli ha certo conosciuto), poiché gli stessi principii estetici si trovano già accennati nel suo studio shake– speariano del 1911. Del resto il Gundolf (come il Croce) è sempre d'una tal sicurezza e personalità nelle sue interpretazion i, eh~ non si ha mai l'impressione che abbia bisogno di appoggiar.si ad altr:j.. T·anto più appare quindi confortante la coincid enza dei due massimi critici della nostra epoca in riguardo ad uno dei più alti genii che abbia prodotto l'umanità. Il Gundolf che oltre che critico è anche artista (un suo libro cli versi lo dimostra anche a chi non lo sentisse direttamente nella sua prosa), sa viv1ficare ancor più del Croce le sue interpretazioni, sa illu– minare fin nei più riposti angoli l'opera d'arte che esamina (ciò che il Croce spesso ritiene superfluo); e così nello Shakespeare, intreccio tragico, conflitto di caratteri, simboli cosmici, senso della vita, lin– guaggio poetico, particolari dello stile, tutto egli analizza e illustra fin nei più lontani ,significati. L'arte dello Shakespeare balza dal suo studio completa, immensa come la natura stessa, colle sue altezze sublimi e le sue cupe voragini, oltre il bene e il male. L'artista, di cui nulla sappiamo fuorché pochi dati esteriori, ci appare veramente -come il più grande evocatore di destini umani che sia apparso sulla terra. Che il Gundolf sapesse anche fare acutamente ,la critica negativa lo dimostrano i saggi sul Kleist e sui romantici tedeschi. Specialmente il saggio su Federico Schlegel è un capolavoro •cli sana critica a una fama non tutta meritata .. Si se.rite che Gundolf in ogni ambiente, è si– curo di sé e dei suoi principii e che dispone sempre di una ricca espe– rienza. Solo il suo libro sul George non convince appieno. Non si ar– riva a comprendere come egli possa considerare questo poeta che è sì, nobile, alto, originale, ma anche prezioso, ieratico, oscuro e as.tratto, come il solo grande poeta apparso sull'orizzonte europeo dopo la morte di Goethe. Ch'egli ignori un Dostojewski e un Tolstoi, per noi vera– mente i più grandi scrittori del secolo scorso e i soli che in certo modo possano essere paragonati allo Shakespeare, è un enigma. Forse l'umiltà, la rinuncia, la condanna che del superuomo nietscheano pro– clamano questi grandi scrittori russi; ripugna al suo spirito· tutto inteso a divinizzare la potenza del génio. ARMINIO J ANNER. BibliotecaGino Bianco

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