Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

464 A. Janner tale tempo abbiano fatto un'osservn,zione più o meno originale. Egli ha fatto in Germania quel che da noi fece cinqua,nt'anni prima, il De Sanctis, e che fu continuato ai giorni nostri, dopo l'interregno della scuola storico-positivistica, con maggior consapevolezza critica dal Oroce; e che è ormai un indiscusso caposaldo cli tutta la critica letteraria ita– liana. A questa chiarezza di principii si deve, fra l'altro, se la critica ha in Italia una maturità a cui non è arrivata ancora né in GBrmania né in Francia. Tanto più va quindi apprezzata l'opera del Gund9lf che non solo non perde mai l'immediato contatto coll'opera d'arte, ma che nelle sue idee e nei suoi apprezzamenti è d'una originalità, e genialità, d'una ricchezza e finezza da poter realmente essere comparata a quella, del De Sanctis. La differenza principale fra le due critiche sta forse nel fatto che il Gundolf appare più unilaterale, tutto vorto a esaltare il poeta cosmico, il poeta superuomo, in cui egli riconosce, come nei geni dell'azione, in Alessandro, in Cesare, in Napoleone, un simbolo dello stesso Spirito umano che si realizza nei secoli o nei millenni. Non si sa bene s'egli saprebbe con atrettanto amore illustrare certi altri poeti · meno « cosmici » ma pur alti e sereni, umoristi per esempio, come l'Ariosto il Cervantes il Manzoni. Mentre che il De Sanctis aveva il grande dono cli simpatizzare in ogni clima. - Il Gunclolf ebbe negli anni giovanili, quale guida e maestro, un no– bile e severo poeta, il George che dovette fare su di lui un'immensa im– pressione; che lo assecondò e lo incitò in quel suo prepotente bisogno di rinnovare il culto dei grandi geni dell'umanità; e l'esempio, la presenza, gli alti ideali del Maestro fecero si che egli lo considerasse degno di figurare accanto a quei grandissimi. Si ha però netta l'impres– sione che quanto ne~ pensiero gundolfiano è struttura, intellettuale e attitudine alla penetrazione artistica sia dote originale: resta il fatto che tale chiaro e logico e penetrante senso critico si affinò nella dime– stichezza d'un pensoso poeta, e che nel vivo scambio d'idee con quello si sviluppò il suo culto del superuomo e si affilarono le armi con cui com– batté, sempre da gran signore, e senza scendere a polemiche personali, tutte degenerazioni dell'arte e della critica moderna. Appena trentenne pubblica il suo primo importante studio : Shake– speare e lo spirito tedesco, che per la novità del problema e l'evidenza dei risultati fu una vera rivelazione. Come preparazione a, questo studio aveva fatto precedere un lavoro schiettamente letterario: la tradu– zione in versi tedeschi, di quelle tragedie e commedie dello Shake– speare che non erano state tradotte dallo Schlegel, e perciò considerate di traduzione ancora imperfetta. Così preparato indagò i motivi per cui lo Shakespeare poté imporsi allo spirito tedesco solo dopo due secoli di lotte e discussioni letterarie. Distjnguendo in Shakespeare ciò èhe è materia. grezza e solo forma ?steriore -da quel che è sostanza profonda, egli mostra che nel '600 11 mondo shakespeariano non poteva entrare in Germania che come materia, cioè come intreccio, come pantomima, come scherzo; poi– ché il linguaggio tedesco nutrito anoora solo dalla lingua di Lutero e da quella piccolo-borghese di Hans Sachs non era in grado di rend~re BibliotecaGino Bianco

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