Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

LETTERA A GIUSEPPE BOTTAI, SUI VANTAGGI DEL DIR DI NO. Noi due, caro Bottai, - ella nel suo articolo Questo tempo, io nella mia Lettera a Michele Barbi 1 ), - parliamo di due cose diverse e, mentre sembra che non ci ,s'intenda, si va invece d'accordo in molti luoghi. Io parlo di civiltà italiana, di studio e rispetto del nostro passato come « punto di partenza e di slancio verso l'avvenire,>; ed ella parla del diritto della nuova generazione a essere nuova, diritto che nessuno le contesta, anche perché sarebbe come contestare all'alba il diritto di non essere tramonto. Per lei l'importante è che l'Italia non resti « fuori tempo», per me che l'Italia resti italiana: moderna, com'è logico e naturale, ma italiana. E mi pongo da anni, e sopra tutto dal Fascismo in qua, il problema: quale ha da essere nell'intelligenza, nella cultura e nell'arte, la bandiera di questa Italia vittoriosa e disciplinata, gio– vane, alacre e impaziente? Agli ordinamenti costituzionali e sociali del Fascismo che sono ormai l'inconfondibile bandiera politica della Nazione, non deve corrispondere anche sul campo dell'intelligenza una bandiera altrettanto inconfondibile ? Dalla lettera di quattro anni addietro « a Benito Mussolini sull'arte e la politica» nel primo numero di questa rivista, alla lettera dello scorso aprile « ad Alessandro Pavolini sul– l'Italiano involontario», e a quella a Michele Barbi della quale discu– tiamo, ho allineato domande, proposte, speranze, ho combattuto quelli che a me sembravano errori, equivoci e illusioni, persuaso che a dir sempre di sì si può essere facilmente applauditi ma a dire, quando oc– corra, di no si può avere la co!>Cienzain pace e, un giorno o l'altro, ra– gione. Un quarto di secolo fa, quando tutto il mondo si sdilinquiva nel– l'adorazione dell'America, tornando di là, io andai in più città, nostre a ripetere che « il mondo non sarà americano perché tra cinquant'anni l'America sarà un'altra,>, e che intanto noi si doveva « contro i fana– tismi ingenui, cercare quali sono i caratteri della nostra razza e alzarli come una bandiera contro tutti i milioni', fos,;ero d'uomini che di dollari. E se per cinquant'anni il mondo sarà contrario, perché dobbiamo temere noi cui la, storia ha insegnato al;meno una cosa, il disprezzo del tempo?» La guerra ha accelerato i tempi. Non cinquanta, ma venticinque anni sono bastati, e oggi non vedo più, nemmeno in Russia o in Germania, chi si proponga l'America _a perfetto esempio di civiltà e di felicità. Ma adesso come allora dobbiamo far tutto quel che possiamo perché « questo tempo» sia o divenga, anche nelle cose dell'intelligenza,, italiano, e 1 ) Critica Fascista del 15 settembre J 932; Pèya8o del settembre 1932. BibliotecaGino Bianco

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