Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

444 O. Alvaro un essere curioso e ·poco comprensibile, per quanto molto semplice, e forse appunto perché semplice. Difatti semplice mi sentivo, ri– dotto a poche espressioni, con un vocabolario di quasi soltanto frasi di convenienza nella memoria. Avevo pensato bene di portarmi dlue bottiglie di vino di Capri, di quello rosso. Le scoprì, queste bottiglie, il controllore della frontiera ted'esca, il quale me ne do– mandò rid'endo. - Servono da bere in viaggfo. - Quegli fece un gesto di tolleranza, come se si rendesse conto d'un rito estraneo. Tirai fuori il mio bicchiere da viaggio, e in quel paesaggio bianco rividi il vino rosso; era cald'o il vino, aveva acquistato un nuovo colore, fumava quasi come un ponce nel riflesso dorato d'ell'interno del bicchiere. Porsi il primo bicchiere alla mia vicina, come si fa tra <li noi gente antica su certe linee di provincia, ed ella mi guardò sorpresa. - Per me? - Il vino le faceva male perché non vi era abi– tuata : che vino era, e di dove ? Io col mio scarso vocabolario non riuscivo a dire se non rozzamente. Eppure sentivo quella lingua gorgogliare entro di me. Ma ero sicuro che ad' assa,ggiare quel vino ella avrebbe capito meglio. Mi restituì il bicchiere vuoto guardan– d'omi stupita come sotto il colpo d'una rivelazione; almeno così mi parv~; mi parve che fosse divenuta rossa, un poco più rossa: ebbi l'impressione di averle procurato un puerile dolore, e volli riten– tare, e perché potesse reggere il secondo bicèhiere tirai fuori un frutto, una bella arancia gialla. Ella non voleva più bere. Alla fine, guardandomi con occhi supplichevoli e timorosi, bevve, e si ab– bandonò sulla spalliera del diivano. Era forte il vino, ed ella temev:a d'essere ubbriaca. Pareva una donna brusca; invece cominciò a parlaJ'mi come a un bambino, e cred'o eihe per farsi capire meglio adoperasse le parole che si dicono ai bambini. Mi parlava della Germania, di Berlino, della vita che si menava lassù, una vita dura, moderna, tutta moderna. Parlava allo stesso modo di un insetto che avesse per dono di ,significare la sua vita tra milioni d[ altri esseri simili a lui. Che cosa faceva lei nella vita? Non vi accennava nep– pure, contenta di appartenere a quell'enorme aggregato, a quella disciplina. E poi, il vino costa molto a Berlino. Questa faccenda dei prezzi, che ella tirava fuori per la seconda volta, mi piacque come il segno d'una nuova educa;zione, che stranamente avesse ri– trovato i termini di una grettezza antica, come era stato un tempo d'a noi in Italia; e io mi sentivo, come tutti gl'italiani, d'un'essenza diversa, una specie di natura a parte, e in quel momento tutte le qualità e i difetti della mia razza me li •sentivo addosso. Negli atteg– giamenti, nel modo di parlare, di ·pensare, di muoversi, quella donna .non portava nessuna presunzione, nessun senso spiccato della pro– pria persona, bensì l'orgoglio del suo aggregato, quello di apparte– nere a una razza faticosa, a una civiltà dlura, a un mondo difficile si sentiva su un certo gradino della scala sociale dove ,sarebbe ri~ BibliotecaGino Branco

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