Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

408 E. De Michelis - Serata calda, i-isi-ignora. Vuol cambiare il tempo. L'Assunta restava in disparte, lievemente sdegnosa. - E allora, - l'interrogò Giacomo, col tono di troncare una disputa che non c'era stata ma che, e.gli lo sapeva bene, ci sarebbe stata se soltanto si fosse mancato di estendere a lei un formale invito, - giuochi tu o giuoca la zia ? - Io mi i-iedo lì fuori con la padrona di ca:,;a, - disse la zia. - Giocate voi. Fecero ai re per vedere come accompagnarsi : i re roi'ìsi tocca– rono ai due fratelli, così aH'altro capotavola di fronte a Narciso si sedette l'Assunta, e Ugo e Giacomo ai lati. Giacomo fu abbastanza contento: purché Ugo avesse messo nel giuoco qualche impegno .... Perché di Ugo non ci si poteva fidare: capacissimo, nel colmo di una partita, di incominciare a. buttar giù le carte a caso, o anche, con una buffonata qualunque, di troncare tutto. - Mi raccomando, - disse con un sorriso l'Assunta al suo compagno. - Sa giocare lei ? - Eh, - rispose Narciso. - Così così. La vista delle carte familiari lo rimetteva in carreggiata, i suoi pensieri si raccoglievano intorno a un argomento noto. - Guardi che io non sono capace, - avverti l'Assunta. - Le carte, poi, non me le ricordo. Invece ricordarsi le carte era il suo forte ed ella ci teneva a saper giocare, ma sempre, incominciando, diceva di no, per un conscio istinto di civetteria: e anche per mettere le mani avanti se le cose andavano male. Di nuovo Ugo mise in caricatura la sua modestia, ma uscita dalla musoneria della forzata solitudine con la zia Anita, si era fatta ina,spettatamente amabile e disposta allo scherzo. Gia{;omo aveva già mescolato le carte dandole a lei d'a al– zare, e ades8o le veniva distribuendo a incominciare da Narciso. Dieci carte a ciascuno e la tavola vuota: lo scopone 8cientifico di– verte, anzi impegna, di più perché anche la vicenda delle prime battute viene tolta al caso e affidata ai giocatori. Dopo qualche esi– tazione Narciso calò la prima carta, un asso, che poteva essere scopa per gli avversari se soltanto Ugo avesse àvuto in mano una carta eguale, ma invece calò un tre. Trionfante, l'Assunta calò un quattro e fece scopa. - Ugo, - implorò Giacomo, - hai voglia di giocare? Sta' at– tento, non vedi? - Sei buffo, - rise Ugo senza scomporsi. - È colpa mi,a se non avevo un asso? Vedremo te adesso. - Sei venuto al paragone, - citò l'Assunta con la superiorità e la voglia di ridere che le dava il fortunato principio. Aveva in mano buone carte anche per dopo, e si sentiva esilarata e improvvisamente libera, non sapeva neppure lei da che cosa, BibliotecaGino Bianco

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