Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

478 A. Momigliano Perfino certi momenti di domesticità triste, la nostalgia deHe pic– cole cose, si trovauo in questo poeta che era destinato all'alluc.inazione e alla fantasia aerea o grandiosa: «C'è l'erba folta, per le viuzze sco– scese Di quel vecchio paese .... >> 1 ). Ma, sempre, non sono che momenti: e anche nelle poesie che si può pensare .siano le prime, si avverte già che l'avviamento è diverso. Il metro stesso, che è anc6ra affine a quello, libero e facilone della poesia contemporanea, comincia a dar suoni in– soliti : già si tradisce l'influenza. di poesie popolari fresche e forti, li– riche ed epiche, e •SÌ annunzia una tendenza prepotente ai ritmi anap~– stici e zoppicanti, in cui echeggerà sordamente il mondo sinistro e s.b1- gottito della fantasia di Betti. _ Questo mondo '.stenta a formarsi : è probabile che Betti sia un poeta lento; in dieci anni ha scritto due volumetti, e poche cose riuscite. Per lo più si sentono nel suo immaginare improvvise fratture, come se il disegno poetico si perdesse ed egli cercasse inva_no di riafferrarlo e di finirlo. _ Le stelle, una delle prime liriche del Re pensieroso, è una serie di immagini infilzate di cui sfugge il senso o la coerenza artÌ!s<tica, con qualche impeto di canorità dannunziana trasfigurato sul gµsto di Betti: « Io voglio Predare gli sfolgoranti forzieri. ... >>. Ma anche quando le suggestioni di altri poeti mancano o sono oramai abbandonate, si continua ad avvertire che la poesia non ,fila;. La casa morta comincia con una nota di fiaba e di nostalgia e si sparpaglia in una fuga d'im: magini fanciullesche o spaventose (« E incontrerò. gli occhi dei ritratti Ohe fanno paura .... )) che trapuntano vividamente le pagine ma non si saldano in un vero motivo poetico. Una parte di questo primo volume dà l'impressione d'un mondo in gestazione: dentro il poeta si ·viene formando un ambiente di larve, di incubi, di allucinazioni; ma spesso non se ne coglie che un'immagine fluttuante, come una linea di un paesaggio anc6ra sommerso: « Ma quando appare la sera Come una dama nera Sulla porta .... >> ; « Sul ta– cente orlo dei pozzi Sempre un incanto mi conduce .... >> 2 ). Poi, due temi si formano : una felicità senza perché, un'infelicità senza pevché. Osserviamo, per ora, questa. Nel primo volume le fanta– sticherie tetre sono incarnazioni pittoriche di stati d'animo; nel se– condo sotto lo stato d'animo si sente l'ossatura d'una convinzione: il passaggio dal Re pensieroso alle Caooonette è come il passaggio dalla cupezza istintiva della giovinezza alla convinzione disperata della ma– turità. Perciò le liriche della prima raccolta non possono avere altra legge çhe quella dell'unità fantastica, dell'aderire delle scene, delle linee e dei colori: cosa che più d'una ·volta manca, p·erché dietro quella tristezza non c'è anc6ra una fantasia abbastanza forte da alimentarla e darle una figura. Già nel Re pensieroso sul motivo dell'immaginazione da fata pre– vale quello dell'immaginazione da dJ:)moneo da mostro : in quest'indi– rizzo l'arte è più forte; già si intuisce che la vera nota di Betti è que- 1 ) J ricordi. 2 ) Passeggiata nel bosco; Gli specchi. BibliotecaGino Bianco

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