Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

LA POESIA DI UGO BETTI. Di Ugo Betti conosco le poesie, del '22 e del '32, - le novelle Caino, - del '28, - e il dramma La padrona, - del '29. - La prima e l'ultima opera di questo scrittore appena quarantenne sono, dunque, di ca-rattere lirico : e non ·sembra, finora, che egli abbia grandi attitu– dini a lavori di altro genere. Anz.i le novelle e il dramma in tanto inte– ressano in quanto confermano, sia- pure episodicamente, le sue qualità di poeta di incubi e di fiabe. Di due altri suoi drammi non ho potuto avere notizia: ma sento dire che La padrona è il migliore. Perciò non è forse arrischiato giudicarlo come drammaturgo .su questi tre atti. Sono un lavoro simbolico, come certe sue liriche, vogliono, come queste, esprimere una concezione desolata della vita: ma. l'intenzione si tra– duce con oscurità e con incertezza nel fatto e nei personaggi. Betti, su modelli· italiani e stranieri, - specialmente Maeterliuck, - cerca cli formare intorno al lettore un'atmosfera suggestiva con un dialogo a battute- indefinite e sospese, che, mancando un chiaro motivo direttivo, non ottiene altro effetto che qp.ello d'un artificio vuoto e sazievole. Diffic.ile dire a cosa mirino in fondo i personaggi, difficile capire come, popolani e ignoranti, possano aggirarsi per tre atti in una sfera di discorsi cosi inconsistenti. La padrona è tutto un dire e non dire, che sembra nascondere un contenuto profondo e in realtà tradisce soltanto lo .smarrimento dello scrittore. L' « Introduzione » vorrebbe spiegare le intenzioni del drammaturgo : - « .... tutte le condanne che portiamo sulle spalle, e questa implacabile ombra del tempo, che sale lentamente sopra di noi.. .. » ; « .... a che cosa serve questa meravigliosa tranquilla iniquità, che è la vita: ... >>:- ma veramente riesce solo a dirci uno degli stati d'animo dominànti di Betti e ci introduce, non alla lettura del dramma, ma a quella delle liriche. La « padrona>> è Marina, simbolo della vita affascinante, feroce, distruggitrice: i momenti poetici esu– lano dal tema e si riducono al dialogo perverso e sottile fra Marina e la, figliastra Anna, tisica, che anela aniamore e ne intravvede i misteri inebrianti sulla, persona bella della matrigna e negli amplessi furtivi di quella lupa che essa, spia con il cuore in gola. Nello spirito di Betti c'è una, vena di decadentismo e di satanismo. Ne è la prova, più evidente la novella Le ricamatriai. Angela s'è data al marciapiede: San_ta è ossessionata dal pensiero della vita che fa la s?rella ;_sogni, incubi, ricol'di •di -stranezze proprie simili a quelle iste– riche d1 Angela, la spingono alla stessa vita· e una sera finisce in una c3:sa di _piacere. L'ossessione della carne qui è portata ad un'esa– spera.zione assai più forte che quella di Anna, e svela, più chiara- BibliotecaGino Bianco

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