Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

322 G. Titta Rosa - Olimpia al mare Il terrore le squarcia la bocca, anche lei è nuda, risate invisibili le sferzano la schiena. Olimpia giace sulla sabbia, è bianca come una lunga conchiglia, i capelli le vel_ano il seno colmo. La fanciulla le tocca la fro nte, è tiepid'a, _vedegli occhi d'Olimpia aprirsi a un fresco ,sorriso. Le dli.ce : - Credevi che fossi morta? - e la sua voce è dolcissima. Passeg giano lungo il mare, e l'alba palpita sulle acque. Olimpia la bacia, ella le si offre amica per sempre. La mattina, la fanciulla cerca Olimpia sulla spiaggia. Decisa adJ avvicinarla a ogni costo, si propone di raccontarle il sogno. Ma Olimpia non è venuta, e sotto l'ombrellone di lei sta sdraiata una coppia sconosciuta. Sa qual è il suo albergo, e con aria distratta va a chiedere della signora, Le rispondono che è partita con un treno della notte. Vincendo le lagrime, torna alfa spiaggia,, ha anc6ra l'illusione di ved~rla. S'infastidisce d'ella curiosità della madre che le trova il viso pallido. Abbandonata nella sedia a sdrai@, la fanciulla ripensa al sogno e alla voce di Olimpia. È triste, sente d'esser ricaduta in un mondo frivolo e falso. Avrebbe amata Olimpia, non le resta che imitarla, pensando a lei come all'immag·ine della serena bellezza. Grnv ANNI TrITA RosA. Bibliote a Gino Bianco

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