Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

368 A. BAILLY, Jules César abbia sopportato la notizia non sappiamo, e il Bailly onestamente di– chiara la nostra e sua ignoranza. Ma nel seguito della campagna di Gallia Cesare si mostrerà più violento, implacabile, persino crudele. La causa del mutamento ? È lecito immaginare « che il suo dolore e l'in– giustizia del destino dovessero naturalmente renderlo meno aperto alla pietà, e che egli opprimesse l'avversario sotto la insensibilità cli cui s'era dovuto armare contro la sciagura>>. Di li a poche pagine il Bailly enu– mera cli nuovo le cause che dovevano rendere Cesare meno demente : l'irritazione e l'inquietudine in cui lo tenevano le vicende politiche di Roma e i suoi sospetti sul contegno cli Pompeo, il prolungarsi oltre mi– sura della guerra in Gallia e l'inasprirsi della rivolta quando poteva illudersi ùi averne estirpato le radici, il desiderio cli finire al più presto la guerra per riacquistare libertà d'azione politica. Davanti a queste cause la morte della figlia rientra nella penombra, diviene causa pro– blematica e minima; if Bailly a questo punto lo riconosce. E allora perché essersi sforzato, prima, di aggiungerle un rilievo inadeguato? Cercare nel personaggio storico l'uomo, sta bene. E forse sarebbe da augurare che le grandi biografie e in generale le opere cli nobile divul– gazione, come è questo César del Bailly, fossero più spesso tentate, anche qui da noi, da artisti : ossia da gente che, oltre la cultura scien– tifica e l'esperienza ideale, abbia l'esperienza sentimentale, il senso di quello che è la vita anche nei particolari minimi. Sarebbe una reazione, un temperamento utile a certi eccessi degli storici di. professione, ·spe– cialmente dei più giovani, che abusano cli dialettica. A forza cli ridurre i fatti a contrasti di principii e cli idee, la storia si scarnifica, si chiude entro schemi, si disumana. In ogni grand'uomo, oltre l'orma dello spi– rito creatore, c'è qualche cosa che si oppone allo spirito, soffre della costrizione, cerca cli sottrarvisi, la dimentica. Lo strumento quasi mai è adeguato all'idea. E si capisce che uno storico artista si diletti cli sco– prire il dissidio tra l'uomo e la sua missione, tra ciò èhe avrà valore per un secolo e ciò che ha importanza per l'attimo. Ma bisogna che ci siano epistolari, confessioni, memorie sicure: anche aneddoti, se pro– prio non c'è di meglio, ma siano aneddoti probabili. Nel caso di Ce– sare, nulla di ·simile. I suoi commentari hanno tutta l'aria cli essere sinceri, ma è la sincerità di chi narra le sue imprese, non quella più intima cli chi scopre l'animo suo. I suoi detti celebri sono -cosi belli e significativi, da sembrare creati a evento compiuto o meditati ad iactationem, come dice lo ,storico latino Floro di uno -di essi. L'uomo bisogna perciò lasciarlo nella penombra in cui lo hanno lasciato gli sto- rici antichi. ·· La penombra, o addirittura l'ombi:a, è più fitta per tutto il periodo cli preparazione, che è lunghissimo e va sino all'anno dell'edilità curule, ?he è il 65, e forse più oltre, sino all'anno del primo consolato, che è 11 59: Cesare ha passato la quarantina. Nell'anno dell'edilità, non ostante lo splendore e il fasto di cui circondò fa carica è difficile -ca– pire se avev~ piani precisi. Pensava già allora al regno; 'scrisse poi Ci– cerone. Ma m periodi di turbamenti civili, e dopo l'esempio di Silla sospetti simili erano di consuetudine. ' Appunto per questo periodo il Bailly usa più finezza e più logi-ca BibliotecaGino Bianco

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