Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

L'ARTE DEL OINEMA ALLA BIENNALE DI VENEZIA. L'arte <lell'immagine vivente è entrata con tutti gli onori alla Bien– nale. Una trentina di pellicole ben rappresentanti l' orbe cinemato– grafico : gran folla: applausi e discussioni senza fine. Il metodo critico per le esposizioni del cinema è anc6ra da trovare : e, in attesa, poiché anche l'arte dell'immagine vivente è nazionale ed universale, direi di seguire l'ol'I)la dei maestri della critica a Venezia e di classificare nationaliter per concludere wniversaliter. Vediamo dun– que prima la naz;ione il cui cinema ha oggi tutti gli occhi addosso : la Russia. I russi non 'ilrano rappresentati a Venezia che da di;ie opere: Verso la vita di Nicola, Ekk, Il Don silenzioso di Olga Preobracenskaia (con la collaborazione del Prevof). Anche se a stento, queste due sole rondini facevano già primavera: e la folla sentiva già in esse lo studio del reale e l'ansietà dell'ideale, che hanno dato e danno all'arte russa un cosi alto volo. Verso la vita è un classico del cinema sovietico, il poema degli scugnizzi disseminati dalla rivoluzione per le vie d;i.Mosca e raccolti a regime educativo per la prima volta nel 1924, in una chiesa abbandonata della campagna. La criminalità fermenta sotto l'ordine improvvisato: ed i rivoltosi esordiscono uccidendo il cane, la dolcezza severa delle abitudini. « Vodka e donne» : è il canto della rivolta a cui s'oppone Mustafà, un piccolo· mongolo arrivato dalla Siberia ed affiorato dal– l'oscura Asia alla chiarità dell'ordine. E la redentrice gioia del lavoro trionfa già nella ferrovia che i besprizorni hanno costruita, quando Mustafà è assassinato dai rivoltosi. Il primo treno, tanto sognato, reca il cadavere del mongolo. Accade allora una cosa inaudita: la locomotiva stessa, con l'ansito, con gli -sbuffi, col metallico stridore, intona la mar– cia eroica del lavoratore morto. Una tragedia umilissima, rappresentata da autentici besprizorni, con un Mustafà besprizorno anch'esso e mongolo quant'altri mai: una tragedia più aderente alla realtà che una cronaca, e più vasta e più triste che una panteistica sinfonia. Il dialogo non interviene che con suprema discrezione in una musica in cui gli animali e le cose, uccelli rane locomotive, cantano con la stessa disperata soavità. La documenta,.. rietà etica e didascalica del cinema russo trova qui, attraverso l'origi– nalissima tessitura musicale, un incomparabile splendore poetico. Alla regione non della poesia ma dell'arte brillante appartiene Il Don silenzios_o della Preobracenskaia, presentato a Venezia in una copia assai malconcia, coi titoli sostituiti da abbaglianti spazii bianchi. In BibliotecaGino Bianco

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