Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Lettere di Arrigo Boito 219 dai tempi del suo ermetismo polemico e del suo idealismo magico si componesse_ presto un pi~ ver~ volto, d'uo~o per indole « negativa– mente fattivo», dopo un ecce.z10nale frenesia d'attività per vincere per vivere, per poter alla fine arrestarsi., riposarsi, esser sul serio s; medesimo in 1Jn sopravvenuto benessere. ,Si, abbiamo contribuito tutti un poco, a imporgli la maschera bellicosa e ardente, che ci pareva le– gittimata dal Re Orso, dal Libro dei versi, dalla Scapigliatura roman– tica ond'egli _uscì intero nel '75, col trionfo del secondo Mefistofele. « Re Orso è una matta cosa », dice in una di queste lettere, « la scrissi quand'ero più pazzo d'adesso e quando non mi dispiaceva apparir sotto vesti strane». Ma guai a credergli sulla parola, per attribuirgli una :fisionomia tutta pacata e soddisfatta. Sarebbe preparargli un'altra ma– schera. Il volto di lui resta quello che gli ha daito anche Franz Werfel, nell'epilogo del suo romanzo su Verdi. «- Sai perché Verdi è così ritroso?-», chiedeva Boito nell'immaginaria scena in carrozza con Ricordi. «- Perché nasconde qualcosa in fondo all'anima->>. Par– lava di Verdi ed era come parlasse. di sé. Dopo la qua,le premessa, sembra d'aver detto abbastanza del ritratto offerto dalla pre:sente raccolta di lettere. Aggiungerò che siffatta du– plicità, risultante da supel'lficial calma e da sot,terranee vibrazioni, si riflette pure nei modi della pros/l, epistolare boitiana. La quale sa essere composta, lavorata a freddo, classicheggiante: « Ed io che m'ero proposto di indirizzare per primo il saluto dell'ospite, mi trovo ora dall'altrui cortesia precorso e di ciò dolcemente mi lagno». Ma s'in– fiora di tempo in tempo d'imagini che la tradiscono intimamente inquieta e romantica: « quella mania di silenzio che mi tenne muto come una cisterna>>; « se non consegno a Giulio [Ricordi] questa set– timana Desdemona strozzata temo ch'egli s,trozzi me». Più pac:ii:fica– mente, sempre a proposito .del libretto dell'Otello, e riferendosi al co– lore del protagonista: « Dirai a Giulio che sto fabbricando il ciocco– latte ». Lo spirito caustico è una specie di difesa in quanti hanno l'abito di nascondere altrui gli intimi entusiasmi e commovime:nti. Cosi in Boito. Raccomandando Coronaro e Catalani al Salina, lascia balenar tra le righe quanto gli stiano a cuore, quanto li ammiri, ma alle parole dà un giro scherzoso: « Per andare al sicuro, carico la mia raccomandazione con pistola a due cann€, la carico a doppia palla e vi rammento i due nomi insieme: l'uno o l'altro coglierà>>. Anche la freddura gli è una specie di :fioretto. Di un'orchestra che va bene quando non ci sono ottoni in partitura : « Il re Ottone non è amico dell'orchestra del Regio>>. Di Giosuè Carducci: « Egli ha compiuto il miracolo di espandere fra gli argini incerti della sua metrica barbara una corrente di pensieri mirabile. Perdoniamo dunque alle sponde (e agli spondei) per amor del ruscello>>. Quest'uomo ha ragione di dire: « Amo soltanto le carezze di chi all'oc– casione sa mordere>>; e ragione anche se dice: « Io non parlo bene, mi riscaldo facilmente e non ho nessuna specie di a.stuzia oratoria>>. In vero le sue lettere, quando pure entrino in gioco velleità stili– stiche, sono d'una .secchezza nervosa e nodosa. Asciutte e schiette. E se lo scrittore si riscalda, l'aridità del mezzo espressivo cui la fiamma Biblioteca Gino Bianco

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