Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Lettera a John Dos Passos, sulla povera America 211 zione, lo so, come .sono tutti i tipi e tutti i miti· ma giova se non a concludere un ragionamento, a incominci~rlo. ' ' Quello dunque che voglio dirle è che, mentre i politici e gli econo– misti s'angosciano nel v~dere che l'America è ~nc6ra staccata dall'Eu– ropa, anzi sembra a certe ore volgerle le spalle per badare soltanto a curare come può i suoi tanti malanni del ricambio, della circolazione dello stomaco e della spina dorsale, io credo invece che soltanto adess~ l'America comincia a fa~si Europa, cioè ad avere finalmente ciò che le occorre per farsi, come noi, una civiltà, cioè un'anima. E questo è il suo inaspettato patire. · Miserie, fame, sopraffazioni, delitti, sfiducia, odii, scompiglio: sono tutte J?-OVità per voialtri inaudite, e tutte disgrazie deprecabili per le quali, non fossimo tanto occupati dalle pene nostre, vi dovremmo fra– ternamente compiangere e, potendo, soccorrere; ma sono anche tutte condizioni necessarie a dare forza di compagine e memoria ed espe– rienza agli uomini che adesso ,soffrono e che riesciranno a sopravvivere. A dirlo oggi sembra crudele; ma il fior dell'anima, cioè la poesia d'una nazione, non nasce che da un terr~no cosi sconvolto, insanguinato e concimato. E non sto a citare, a un uomo come lei che possiede i suoi classici e la '.sua laurea, da quanta afflizione, desolazione e lutto siano usciti in questa nostra antica terra Dante e Michelangiolo, Petrarca e Tintoretto: cieli profondi perché lavati dall'uragano, tanto profondi che flietro l'ultimo velo d'azzurro vi .si può veder lampeggiare Iddio. Anni e lustri e forse secoli ci vorranno; ma finché eravate tanto facil– mente soddisfatti e· felici, finché i soli idoli vostri erano Oro e Como– dità, finché il vostro Ford, che per la sua sicumera e per le teorie con cui ha ubbriacato anche qui gli nomini più creduli e avidi dovreste rinchiudere nel più piacevole e agiato dei vostri lodati manicomi, pre– dicava tra gli applausi che l'ottanta, per. cento degli uomini potevano e dovevano diventare ricchi, che cosa era questa vostra stupenda Ame– rica? Era una specie di terra promessa o di paradiso terrestre, abi– tato da grandi bambini rosei feroci e beati i quali guardavano noi europei deil purgatorio con la compassione divertita con cui nella fa– vola il figlio del re guarda il figlio del fabbro mordere al tozzo : - E tu perché non mangi ,sempre pasticcini? - Keyserling, per difendere voi americani dall'accusa di materialismo, aveva detto: - Un bambino che si rispetta non pensa che al suo latte. - E gl'Inglesi sorridevano paterni a udirvi pronunciare Europe You rope, tu, corda: buona per impiccarci. Poi venne la guerra, e la pioggia di sangue. Tra i buoni scrittori americani gli ottimisti erano sempre stati pochi, anche se quei pochi erano presentati come l'indice della spavalda- salute nazionale, i cam– pioni della mente atletica. Ma dopo la guerra anche quelli che come il pesante Dreiser non ~rano più giovani, hanno aguzzato il loro pessimismo fino a farne uno strumento di precisione. Realisti minuti e, come si conviene ai r~alisti sinceri, pessimisti, quando ogni capo di governo o di banca o d'industria continuava a vedere l'America, come i santi del– trecento, su un fondo d'oro) sono stati i romanzieri e i saggisti ameri– cani i primi a scoprire i piedi d'argilla del colosso. Nessuno ha loro pre– stato fede. Dovevano essere capricci di let¼rati, non potevano essere BibliotecaGitlo Bianco

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