Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

LETTERA A JOHN DOS PASSOS, SULLA POVERA .AMERICA. Caro signore, io conosco di lei .soltanto i libri che ha ,scritti, da « Manhattan Transfer >> a « 1!)19 >>; e chiamiamoli pure· romanzi ché questa è una parola misericordiosa e abbraccia tutto. Ho veduto anche, non so più sopra quale rivista di Nuova York o di Boston, un suo ri– tratto in fotografia, al sole, raso, calvo, in maniche di c~micia, gli occhi ,socchiusi, una gran bocca ingorda, da salvadanaio, e un can barbone nero accovacciato nell'ombra che ella senza volerlo gli regala. Di me, per fortuna, ella non sa niente e, se qu~te pagine le arrive– ranno mai, leggerà il nome per la prima volta nell'ultima riga. Dico per fortuna, perché le osservazioni che adesso le scriverò, se saranno come anonime,. varranno di più; anzi, magnificate dalla gran distanza, assumeranno immeritamente l'autorità dena cosi dettai voce di. popolo. Non sarà vero, s'intende, e il popolo non v'entrerà afl'atto; ma in ogni modo l'illusione potrà far piacere a tutti e due. , Mi rivolgo a lei per questa semiplice ragione: che i suoi racconti a cento personaggi, a istantanee suocessive o, per usare il gergo del cine– matografo, a sezioni e, sopra tutto, la loro spietata e incisiva verità nel rappresentare figure, anime e ,sentimenti della vasta, ingenua, frene– tica e scardinata America dalla gtlerra in qua, e l'apparente oggettività di questo descrivere e incidere, tanto che lo stile e la lingua mutano ad ogni scena, quasi ch'ella .sia solo una perfetta macchina di presa col– locata ora sop,ra un quadrivio down Broadlway, ora nella camera da letto d'una stella cadente, ora nell'u:fficiolo- affumicato e impolverato d'un sensale senza più affari, ora in un ristorante in voga dove un sorso di whisky costa due d.ollari, ora vicino a un fetido pozzo di petrolio sotto la tremante piramide di travi' e assi annerite, ora in un albergo notturno coi clienti sorvegliati, orà, tra le quinte d'un caffè concerto tra un pa– gliaccio e una ballerina, ora al Messi<io e ora a Cicago, ora nella Lu– sitania e ora nella Nuova Inghilterra, - i suoi libri, dico, (ma che periodi eterni fabbricano questi italiani.. ..) mi piacciono, mi nutrono, mi stimolano, mi provocano e mi stordiscono come nessup altro libro americano da Howells a oggi. Sono, nella loro bellezza aggressiva e caotica, l'opposto di quello che si scrive e •che s'è scritto e che oso dire, si scriverà mai da noi italiani. .Sono insomma la quinte~senz~ del Nordamerica, amarissima come tante essenze· e perciò scrivendo a lei . . . ' ' ' mi pare eh scrivere all'Americano tipico. E anche questa è una fin- BibliotecaGino Bianco ·

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