Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Oapitan Menelicche 207 braccia s?arrate, la bar~a. spa:rsa come ·per soffio di tempesta do– vessero rimanere così, 1rr1g1d1te, per sempre. E si aspettava di vedere Menelicche cascare di schianto lungo disteso sulla coperta e così rimanere, impietrito come una mummia. ' Ma improvvisamente s'accigliava, serrava la bocca, con una mano raccoglieva e rassettava le matasse della barba, tornava a sedere, altel'o, maestoso, piegando le lunghe gambe come un coltello che rientri nel manico. Poi, dopo un istante di silenzio, occupato a volgere intorno i gialli occhi su noi, conchiudeva: - E cosi, caramba !, quei macacchi rimasero fo11,tus) foutus) foutiis ! A ogni foutus rinforzava la voce, e sull' u_ltimo dava una gran manata sul ginocchio, che c'era da fare schizzar via ossa e midollo. Ma il vero amore di Menelicche era Nau l'olonnese. Imbullettata sopra la cuccetta di Menelicche, sotto l'imagine d'ella Madonna dei Sette Dolori, l'imagine di N~u l'olonnese ve– gliava sui sonni di Menelicche: largo, piumato cappello, mantello rosso col teschio d'argento per fermaglio, una corta clamide rossa, una mano fieramente poggiata sull'ascia d'arrembaggio: tutto co– lor di sangue e dli ters·o acciaio. Una volta, mentre Menelicche cominciava a narrare la vita di Nau, Canzanella si levò con un'aria tra ingenua e torpida, e inter- ruppe la volgata di Menelicche : _ ' - Ma diciterne) padrò : songo sturielle o songo cose vere ? - Sentitelo·, lui': sturielle ! - proruppe Menelicche, e avvolse Canzanella in uno sguardo misto di commiserazione e di disprezzo. Poi si chiuse un momento in sé, come se cercasse dli capire se Oanzanella lo aveva preso in giro o avesse parlato sul serio; poi dalla bocca di Menelicche caddero queste memorabili parole: - Guagliò, la storia è la maestra della vita. Nessuno aveva mai udito cosa tanto straordinaria ; nessuno capi che la bocca di Menelicche s'el'a aperta per lasciar passare il soffio della sapienza. Ma non si resiste al fascino delle cose che non si capiscono : successe un grande, attonito silenzio, e Menelicche ci parve ingrandito, cresciuto di statura, e tanto più su di noi: sed!uto sul trono della sapienza. Trionfante, Men.elicche riprese il racconto di Nau. Nau, dunque, era partito giovinetto per le Antille, con un pa– drone che lo trattava a calci e pugni, e da mangiare gli dava gli avanzi, come a un cane. In una sperduta, selvaggia foresta di San Domingo, il padrone faceva il bucaniere, e Nau aiutava a cacciare la selvaggina e portava i sacchi di pelli sulle spalle fino al lontano porto dove le navi oland'esi andavano a caricare le pelli. BibliotecaGino Bianco

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