Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Oavitan Menelioclie 197 ma parlava un suo gergo misto di genovese di portoghese di fran– cese e di còrso. In gioventù aveva fatto la vita nel Brasile e in Corsica : mari– naio e contrabbandiere, come capitava: ma lui queste cose non le d'iceva a nessuno, e quando gli domandavano perché portava ,mlla, faccia quella croce di cicatrici, rispondeva male o diceva che era un difetto di nascita. Co~ lui non c'era da scherzare: a bordo voleva la disciplina; e quand'o era in tempesta; girava per la nave con una frusta di più corde attortigliate, e con quelle amministra.va la, disciplina fra i giovani di bordo. Coi marinai a nziani, se la faceva a parole, una mano nella cintura rossa, l'altra sventolata in aria come a far rim– balzare le parole' sulla faccia di chi lo stava a sentire. La sera mangiava un intruglio che si preparava da sé:' tritume di galletta ammollito e impastato nell'acqua, e spruzzato d'olio e d'aceto. La d'omenica mattina radunava l'equipaggio intorno a sé: leg– geva certe preghiere in un libro da messa; e allora si cavava di testa il fazzoletto rosso, e lungo e spolpato com'era, con quella gran barba bianca e il cranio spelato e lucido, pareva Sant' Antonio ~he predica nel d'eserto. Se accadeva che qualche parola latina. gli uscisse di bocca stor– piata, si arrestava dii botto, con un m~to di dispetto, riprendeva la parola ch'era venuta fuori con un suono francese o spagnuolo, la ripeteva sillabando, calcando la voce su ogni sillaba, quasi volei-se far notare al Signore lassù che quella era la parola buona, quella da prendere e da mettergli a conto. Perché come tutti i profani egli aveva il culto de'lla liturgia. - Exa1.idi nos, Domine sancte 1 Pater onnjpotan .. ,. Be', be' ..... - Pa-ter .on-ni-po-tens ! Con fortuna di mare non si staccava dalla barra del timone : la faccia protesa, immersa nel vento, nella pioggia, la barba incol– lata sulla faccia e sul cappotto d'incerato, somigliava quei diavoli marini che conducono le navi fantasma nella maled'izione delle tempeste. Quando un'alta ondata s'avanzava inarcandosi e spumando e mugghiando incontro alla prora della Gioconda e pareva che quella vecchia carcassa fosse li lì per volare in briciole, .Menelicche s'af– ferrava stretto stretto alla barra, si piegava tutto innanzi come un cavaliere che porta il cavallo al salto d'un ostacolo che puzza d'ossa rotte, e salmodiava: « Forza, Gi'Jl,cwnda ! Forza, Giiicunda ! )), con una voce cavernosa e grave di vecchio prete che rfcita le preghiere per i poveri defunti. La notte che il mare si portò via Loche, il mozzo, Menelicche fu udito tutta la notte piangere nel rombo della burrasca : un pianto BibliotecaGino Bianco

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