Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

162 G. Doria dagine psicologica e grande ricchezza d'informazione, particolari momenti della vita di Garibaldi, la figura dell'eroe apparisce nella sua interezza, e tanto più grande quanto più lo storico inglese, ap– passionato per il suo personaggio ma perfettamente sereno, P?ne alcuni limiti e trasforma quel vag·o alone di semideismo in netti contorni umani. Il problema della storia di Gariba,ldi è appunto questo: ricer– care il Garibaldi storico, ossia reale ed umano, nella leggenda ga– ribaldina (a ingrandire e colorire la quale ce n'è già abbastanza, di poeti); sceverare il garibaldinismo puro, - motore potentissimo all'azione italiana dal '48 al '60, - dai molti garibaldinismi spurii che vi pullularono intorno, e assai lo snatura,rono negli anni suc– cessivi; ignorare inesorabilmente tutte le sovrastrutture bizzarre e contraddicenti, dal neoguelfismo (Garibaldi che da Montevideo offre a Pio IX il suo braccio, a servizio dell'Italia e della Chiesa!) al repubblicanesimo, al socialismo, al libero pensiero, alla Interna– zionale ecc., per mettere a nudo il solo filo conduttore, non mai spezzato, del pensiero e dell'azione. d[ Garibaldi: il raggiungimento, cioè, « in qualunque modo)), dell'unità italiana. Mettere in luce questo Garibaldi storico, ossia dimostrarlo il più convinto e più ostinato unitario tra i grandi del Risorgimento, sarebbe un risul– tato tutt'altro che disprezzabile, anche quando dovesse costare il sacrificio di tutti quegli elementi poetici e pittoreschi, che abban– dloniamo volentieri ai poeti e ai romanzatori dianzi lodati. Certo, in Garibaldi, nel Garibaldi più esteriore e appariscente, è facile no– tare contraddizioni e storture, ma esse fan pa,rte, appunto, della .. biogra,fia, che ama cogliere tutti i particolari e anche tutti i pette– golezzi, e non della Storia, che vuol guardare più a fondo, e in Garibaldi può facilmente scoprire la dirittura e la fermezza del pensiero unitario. Garibaldi conosceva i suoi limiti e le sue possibilità assai me– glio_di quelli che gli erano intorno e che, avend'olo deificato, lo ri– tenevano tanto capace di trionfare in una-battaglia quanto di go– vernare sapientemente un regno. La sua esperienza d'i dittatore fu assai misera ed egli, pur non confessandolo, fu il primo ad avve– dersene, a sentirsi impari a un compito per il quale occorrevano uomini rotti alle astuzie e agli acc·omodamenti della diplomazia e della politica. La pagina più alta e più nobile della sua vita egli la tracciò quando, << donato un regno al sopraggiunto re)), ritornò alla sua selvaggia Caprera, portando seco.un sacco di sementi. Non lo fece senza amarezza e senza sdeg no, e ciò ·costituisce appunto il s~blim~ di quell'episodio, còlto ~ssai bene da D'Annunzio nel passo pi~ felice del~a sua canzone; ma lo fece con l'animo tranquillo di chi s_~()bbedire a un d'o~ere e ad una I necessità superiori, -e ri– nunzio pertanto a una resistenza che gli sarebbe stata molto facilf, BibliotecaGino Bianco

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