Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Bilancio garibaldino 161 moti dell'anima, che quelle azioni determinarono, allora si bran– cola nel vuoto, si consultano invano centinaia dli libri, migliaia di opuscoli e di articoli, e si esce da quell'oceano di carta stampata più insoddisfatti di prima, con la curiosità acuita, con i problemi proposti non risolti, ma moltiplicati. Biografie avventurose e ro– manzesche, precorrenti la moda odiierna, ve n'ha, purtroppo, a non finire, con un'America di maniera al principio e una bella Italia laica e libero-pensante alla fine; più numerose anc6ra le magnilo– quenti apologie, che riproducono, nello stile, lo stile di Garibaldi, - quello peggiore, degli scatti e delle ire, - e che tuonano contro il « cancro )) o quel tale « metro cubo)) di materia innominabile della chiesa romana, contro il « sacerdotal vampiro)) e « gJi empi leviti assetati di sangue)), o mettono alla gogna i «moderati)), i « con– sorti)), e in generale tutti gli uomini ,dlella Destra, e talvolta per– sino i migliori della Sinistra : apologie che sono, nello stesso tempo, una smentita .alla Storia, una. beffa al senso comune, un oltraggio alle buone lettere, eppure sono talvolta commoventi nella loro in– genuità; quando, cioè,. non sono la calcolata industria di dema– goghi, affaccendati a far coonestare dal grande nome le loro mire e i loro piani, ma sono invece lo spontaneo e sincero grido del– l'anima di quelli che seguirono l'eroe sui campi di battaglia, e se ne fecero più che un dluce un dio. Una canzonetta, credo del '59, sta– biliva nettamente i termini : Ohi l'è sto Emanuel ? L'è il re degli Italiani. Ohi l'è sto Garibaldi ? L'è il dio dei Volontari. Ora, quelle biografie e quell~ apologie, almeno in parte, possono anche rappresentare una lettura dilettosa e curiosa; e, dal punto di vista dell'arte, si trovano qua e là pagine a,ssai belle (per esem– pio, nel Mario), senza contare ope:re intere che sono giustamente entrate nel patrimonio della letteratura nazionale, come qualche libro dell'Abba e del Barrili; e tacendo di proposito i poeti, i quali sono tali e tanti, fra grandi e piccoli, dotti e indotti, italiani e stranieri, che a ricord'arli tutti c'è da riempire, con i soli nomi, decine di paO'ine e ci fu poi quel- bravo pesciatino dello Stiavelli b ' d' che li citò tutti coscienziosamente, in un -libro, brutto ma 1ven- tato raro su G'wribaldi 1iella letteratura. ,Ma :Qoiintendiamo rife– rirci solt~nto ai libri di valore storico, sia documentario, sia di riflessione e in questo senso, - ripetiamolo, con dispiacere, - la letteratur~ garibaldina è assai lacunosa. Anche per Garibaldi, cQme già un tempo per Cavour e per Mazzini, il giud!:iziopiù sen~at_o ~ più equo si trova in opere strani~re, o, ~iù esattamente, ?e! l~?r1 del Travelyan, dai quali, pur volti a studiare, con profond1ta d rn- 11. - Pègaso. ibl\oteca Gino Bianco

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