Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

158 O. Linati Per un sentiero di costa, invece, scansato il solito fotografo col trespolo, salgo alla fonte. Dieci minuti dì strada fra sambuchi in fiore, nella divinità del monte. Scatolette e cartacce_ tra l'erbe, avanzi di poetici pellegrinaggi. Ma ecco la fonte. È veramente una delle pliis puissantes résurgences du monile., ha ragione la Guida. Lo sbocco di un fiume sotterraneo, alimentato dalle piogge che cadono suIValtipiano di Valchiusa prodJuce que– sto laghetto profondo, misterioso, di un tu,rchino un po' velato, come il colore di un onice splendente, e che ristagna tranquillo ai piedi di una emicicloidale ridotta dii rupi giallastre, le quali van su a picco ad una altezza di una cinquantina di metri. Nulla di più precluso, di più romito, di più altamente poetico: Orazio avrebbe fatto bene a lasciar da parte la sua Fons Banditsiae per cantar di questa, l'avesse conosciuta. Intorno è un largo sfioccare di sam– buchi e cantare di'usignoli, poi l'acqua della pozza, varcato il ciglio, trabocca giù fra, macigni gro~si e muscosi con fracasso e fugge via sobbalzando fra una pazza vegetazione d'ontani e lecci. Proprio qui veniva il Poeta? Non credo che, pur bellissimo, que– sto fosse lo scenario abituale della sua meditazione. È mai possi– bile non lo stordisse questo grande scroscio che riempie l'udiito? Fortuna, almeno, che allora non c'erano tutte queste scritte di nomi dli visitatori, che corrono su per la rupe ad altezza d'uomo, ed assai più su, in posti impervi ed inverosimili, ch'io mi chiedo come mai possano esserci arrivati a scriverceli. Pare invece abitasse presso il paese una casetta tra acqua e rupe che abbiamo visitata, e dove la pietà -di Ugù Ojetti e q.egli Amrci del Petrarca ha messo su un piccolo museo ili due stanzette nelle quali :figurano alcune belle edizioni delle opere sue, libri ine– renti. ai ricordi, suoi e di Laura, e qualche esempio del costume venassino. · Si ode il :fischio d'una sirena e ritorniamo in paese ripassando sotto un rozzo tunnel. Eccoci sulla Nouvelle Place, in mezzo alla quale hanno eretto una colonna al Petrarca, nel 1854. Il paese è brutto, è dei peggio mi sia mai incontrato vedere. Qui sono tre fabbriche di carta. Hanno imbrigliato l'acqua della Sorga in canali, in chiuse, in cloa~he. La bella acqua del Petrarca se la passano tra loro questi stabilimenti, le chiare, fresche, dolci acque di Valchiusa vengono schiaffeggiate e svillaneggiate da cento ritrécini. E tutto il paese è diventato un paesaccio industriale, maleodorante, con quel senso di disintegrazione, di caduta che il Lawrence vedeva in certi panorami industriali del Canton Ticino. Tutt? vi è mediocre, orrido. Girano fra le case certi cagnacci gial– lastri e spelacchiati che ti guatano con occhio torbo e ti :fiutano i polpa~ci brontolando, e se fai tanto di metterti ad! una tavola per mangiar un boccone sùbito ti sono intorno con insistenza ringhiosa ; BibliotecaGino Bianco

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