Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Taccuino di Propenza 143 pagna lunga verde e solinga, che mi commossero come un sogno prenatale, coi dorsi dell' Alpi Marittime a scenario intorno e- d'i . . ' . un aspetto già cosi grave e dolce. Un Piemonte, direi, che tràsfi- · gura, che accenna al mare non più lontano. · Finché a sera, valicato il Colle di _Tenda, arriviamo in Mentone vuota di forestieri, in una calda buffata di profumi d'aranci in fiore. Bouillabaisse alla marina e, ahimè, lunga discussione su Gide, prima di andare a letto, fra i miei dlue amici, ancora ! Voglio tentare, se mi riesce, di dare un' id'ea del caleidoscopico passare e variare d'impressioni e d'idee che può provare, in un breve viaggio, un uomo guidando lui stesso la macchina attraverso ·una serie dii paesaggi bellissimi, a contatto di un mondo nuovo per lui e ad emozioni d'arte e diverse nature d'uomini e di paesi. Finora io mi compiaceva d'indugiarmi a gustare un paesaggio, a scrutarlo, ad approfondirlo in certi punti determinati. Vedevo poco, ma quel poco lo svisceravo, per cosi dire. •Miei maestri il Taine, il Barrés, il Lawrence, osservatori e scrutatori di paesi, vi– sionari squisiti. Ma, poi la maicchina avendomi data la possibilità dli comprendere nella mia visione una ben più intensa ampiezza di cose e di moti, ho finito per capire che quel descrivere minuto e pa– ziente, quelle fervide e meticolose analisi non andavano più, per– devano ogni gioia per me; che l'ufficio del descrittore d'eve oggi mutarsi da quel ch'era una volta, farsi più svelto e succinto, più . stretto nei tempi, se vuol rendere quella più vasta messe di sensa~ zioni che l'uomo è condotto un po' dappertutto a provare con le nuove velocità poste a sua disposizione. Ohi pt>i è obbligato a passare l' intera giornata al volante, come accadeva a me, prova, a sua volta, altre sensazioni che credo non sieno anc6ra state stud[ate con una certa precisione. Se avete interrogato qualche volta d'egli automobilisti di lungo corso avrete inteso dire che il guidare per essi diventa col tempo un fatto puramente meccanico, a cui non si fa più neanche caso. In certo modo, dunque, il guid'atore è libero di contemplare a suo piacere. Senonché l'attenzione intensa ch'egli deve prestare alla strada, all'evitar veicoli, ad imbroccar curve, a rallenta-re o slan– ciare la macchina a tempo opportuno dimezzano, per cosi dire, la sua facoltà dl'osservazione; ma, in compenso, gli danno, a diffe– renza del compagno che gli sta vicino, altre emofiloni di carattere brutalmente fisico e stranamente spirituali, che l'altro non prova. Vorrei dlire che mentre il guidatore vede meno dell'altro, il conti– nuo dominio eh' è costretto ad esercitare sui propri nervi incute al suo essere un'acre vibrazione che lo rende estremamente atto a per– cepire le cose nella loro primitiva realtà e bellezza. 'Meglio che Ye- Biblioteca Grno Bianco

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