Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Della poesia francese d' oggi Rien, pas mème de quoi ren:nplir mon dé à coudre, Pourtant de quoi remplir le monde par surcroit. Prète-m'en. Ne crains rien, à l'heure de le rendre, Mes mains pour le garder ne se serreront pas, Et je te laisserai, Seigneur, me le reprendre Demain, ce soir, tout de suite, quand tu voudras .... Hl Di alcuni altri poeti, più giovani e meno noti, bisognerebbe pure far cenno : di Paul Eluard ch'·è veramente, in certe sue liriche amo– rose, un incantato incantatore, e di Pierre Reverdy che, tra molto fumo, manda crudi lampi dli rivelazione, di Philippe Soupault e di Jules Supervielle, dii Blaise Oendrars e di Pierre Jean Jouve, di Georges Gabory e di Vincent Muselli ; nomi raccolti qui, se non senza scelta,. senza ordine alcuno, Ma un panorama è un pano– rama, e rifiuta necessariamente la folla dei particolari. E del re– sto non credo che avrei occasione dii indicare forme e modi di poesia molto diversi dia quelli discorsi finora. I quali sono, se non m'inganno, i più nuovi; non perché rispondano a questo o quel programma di _novità, - Dada, Unanimismo, Surrealismo, e vai dlicendo, - ma perché la poesia quand'è vera poesia, ripetiamolo pure, è sempre nuova. Dicevo che, al momento di tirar le somme, si sarebbe dovuto parlare di codesto furor novi che, piuttosto che mascherare, de– nuncia la povertà d'ell'ispirazione nella maggior parte di coloro che si dicono poeti. Il momento è. venuto; ma invece dli dir parole mie, credo opportuno citare quelle, ben altrimenti autorevoli, di Paul Valéry, su questo proposito : « Il nuovo è un di quei veleni ecci– tanti che finiscono ad essere più necessari di ogni cibo ; e dei quali bisogna, una volta che essi si sono impadroniti di noi, aumentar sempre la dose fino a renderla mortale, per non morire>>- Valéry forse esagera ; ma è certo che l'abuso deleterio degli stupefacenti si legge sul volto di tutta la poesia francese di questi ultimi anni, non esclusa quella di Valéry. Ma non saranno ormai maturi i tempi per un ritorno alla sanità del regime naturale ? Anche su questo punto esprimerò il mio pensiero con parole d'altri. È Jean Oocteau che dice, senza timore di ferire, insieme con l'avversario, se stesso: dal 1920 in poi « tutti si son creduti in– telligenti perché si assisteva al rococò dell'oscurità .... Questo lungo regno d'estetismo e dli crudeltà in cui il cuore pareva ridicolo >> sta per finire : « il ghiaccio comincia a fondere >>. Così dice Oocteau; e così sia, alle vergini Muse piacendo. Nel– l'amica Francia; e anche dove so io. DrnGo V ALEJRI. BibliotecaGino Bianco

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