Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

236 A. ALEARDI, Le più belle pagine Ma se chiara e netta appare l'umanità dell' Aleardi, non ugualmente chiara e:d ac,cettabile è la ,sua opera di poeta. Un po' il romanticismo, un po' la sua naturale incapacità di controllo, gl'inibirono il « fren del– l'arte» sicché suonò falso e manierato, o fiacco e retorico, proprio lì dove le' SUI.\ passioni dominanti avrebbero dovuto staccarsi•da lui e com– porsi nell'armonia della creazione poetica. Viceversa, ed egli probabil– mente non lo sospettò mai, la sua migliore poes,ia è quella in cui si spiegano le tonalità minori, quella in cui l' Aleardi, diml.\ntico dei suoi grandi affanni, attinge direttamente dalla natura la vena del suo_canto. La sua tendenza all'idillio è la sola che ,sia passata nella sua poesia com– pletamente libera da eleml_\nti patetici o intenzionali, ed è ad essa, che deve l' Aleardi la rinomanza acquistata presso i posteri : Odo il diffuso gemito dell'arso Vomero che si lagna Uscendo a la campagna In su l'aurora .... Questo è, indubbiamente, del migliore Aleardi. Ma anche la scelta delle migliori paginl.\ aleardiane non ci dà, - e non certo per colpa, del compilatore, - una fisionomia definita del Poeta, in quel senso che noi sopra notammo. Pare a noi, infatti, che quella fisionomia sia mancata all' Aleardi, il quale fu piuttosto nel tempo suo letterato, anziché poeta nel significato pieno della parola. Né a torto i compilatori di storie letterarie, seguaci della moderna critica estetica, si trovano a disagio quando hanno a dover classificare questo rappre– sentante della nostra letteratura romantfoa. Vittorio Rossi (Storja della letteratura itaUana, III, pp. 391, Vallardi, Milano, 1930), ad esempio, afferma che l' Alear,cli « senti la poesia del dolore e delle aspirazioni umane e patrie, e le: espresse talvolta con mirabile efficacia in quei suoi sciolti che hanno una loro caratteristica tempra». Pare a noi un con– cedere troppo. Ohe l' Aleardi, e anche sopra .s'è cercato di mostrarlo, abbia realmente sentito tutta l'ingiustizia e il disagio dei ,suoi tempi, ,sarebbe assurdo e ingeneroso negare; ma ch'egli abbia trovata, per espri– mere quelle sue aspirazioni e quei suoi risentimenti, una sua forma li– rica, tale che si s.tacchi dal confuso balbl.\ttio dei nostri minori roman– tici, difficilmente si può sostenere. Perché il difetto maggiore di quei versi è di essere, nonostante la perfezione strutturale, - anche qul_\sta del . resto, ad un esame rigoroso, spesso discutibile, - assai sovente in~spres– sivi. Il De Lollis, che, pur avuto rigu11rdo alla forma, chiama l' Aleardi « grande poeta solo di sparsi frammènti », - il che significa capace di singole intuizioni, e privo di quella unità che fa. il poeta, - fa più caso alla maniera ch'ebbe l' Aleardi di trattar la storia, liberandola dalla immediata, e particolaristica, relazione coi fatti, che alla poetica palin– genesi di essa. E il Croce, che va alla ricl_\rca dell' Aleardi lirico, e di– remmo quasi georgico, da raccostare al Pascoli, deve contentarsi di scars,i frammenti, in cui, e giustamente, gli pare di scoprire la vera, l' « intima poesia>> dell' Aleardi. Sen~mché non si può qui non tener conto della parte più cospicua della produzione dell' Aleardi, che non è elegiaca, ma vuol sembrare ad ogni BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy