Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

224 P. Rébora Al che però egli aggiunge con subita angoscia: Ma nel mondo di là cosa avverrà? Ci ritroveremo noi? Potremo noi anc.6ra parlare e baciarci come faociamo ora qui ? Neppure la sperata distruzione del mondo po-– treb be dar loro l'oblio e la pace. Da povero uomo di lettere, umano troppo umano, io vaneg·gio in questi richiami poetici; mentre Sir James Jeans procedeva implacabil– mente nella sua esposizione di cifre assurde, in bilico su ipotesi paurose, al di là delle stesse nostre possibilità fantastiche. Io tentavo di perse– guire spettri di uomini mentre lo scienzia,to mi sferzava freddamente– con cifre lunghe una spanna e con descrizioni allucinanti della ridda cosmica della materia. Udivo allora con sgomento che il telescopio di Mount Wilson (due metri e mezzo di diametro) non poteva rivelare allo– scienziato che una parte minima e quasi insigniifi-cante dello spazio. È vero che un telescop,io di dimensioni doppie e di visibilità otto volte superiore -si sta ora costruendo; ma anche questo mostro dell'ottica moderna non rivelerà che un'infinitesima parte dello spazio universo. La teoria della relatività telllde a dimostrare infatti l'impossibilità di scandagliare tutto lo spazio· che si curva in recessi insondabili, coi nostri mezzi di visione diretta. Il garbato ,Sir James ci fece anzi ,sapere che la porzione d'universo che noi vediamo con l'aiuto degli strumenti più potenti, non è che un minuscolo frammento del tutto; qualcosa come un'isoletta spersa nel– l'immensità del mondo .. Con la qua-le osservazione finale la nostra fan– tasia viene sbattuta alla deriva e naufraga tra i marosi d'un mare in tempesta. Fra gli atomi bombardati e gli elettroni rinchiudenti un -sistema planetario in miniatura, fra i tubi a vuoto ed l raggi X, fra gli alti voltaggi e le onde elettriche del laboratorio Cavendish dell'università di Cambridge, la vita deve passare -con serena lietezza anche nelle cotidiane strette della crisi modestamente mondiale. Questo almeno vien fatto di pensare aUorché si guarda il viso aperto e gioviale del direttore di tale laboratorio, Lord Rutherford-; il maggior esponente, - a detta almeno di chi se ne intende, - della fisrica ,sperimentale moderna. Un volto ancor giovanile, malgrado i capelli grigi ed i folti cespugli dei baffi un po' spioventi, un'espressione luminosa e un ·po' -canzonatoria negli occhi azzurri di fanciullone entusiasta, una voce piena e ben tim– brata, l'arguzia pronta-, la bonomia inalterabile, fanno di questo scien– ziato della Nuova Zelanda una delle personalità più simpatiche ed ama- . bili che sia dato incontrare. Libero da qualsiasi posa ed accademica va-– nità, egli è il caratteristico tipo dello scienziato che non ha paura di essere anche un divulgatore, e che sa lavorare con gli altri, che sa pro– cedere, utilizzançl.o i propri collaboratori con quello spirito di squadra, quel team spirit che è forse il. segreto più conclusivo del successo che co~ì. -spesso ha arriso alle iniziative inglesi, in tutti i camp-i. È quello sp~rito che forma i poderosi corali e le sinfonie, più che gli acuti delle P?me donn~. Lord Rutherford ci parla delle recenti scoperte ed espe– rienz~ compiute nel laboratorio di Cambridge, dei bombardamenti sca– tenati -da suoi collaboratori contro l'atomo dell'idrogeno, che non ha re- BibliotecaGino Bianço

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