Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

A. Rossi tima covata, che loro allevavano con grandissime cure in cucina, essendo in quel frattempo, non so bene per quale accidente, venuta a morire la madre. - Li abbiamo allevati a poco a poco col latte, a cucchiaini: adesso hanno venti giorni, e incominciano a saper mangiare da soli. Erano otto, uno è morto quasi subito, tre ce ne ha ammazzati il gatto, ce ne sono rimasti appena quattro. Quella brutta bestia a uno a uno li ucciderebbe tutti, a lasciarla fare. La « brutta bestiaccia», intanto, non dava alcun segno di vita. A giudicare da quanto vedevo, quei due la dovevano già aver ridotta. a rifugiarsi in quell'angolo cieco, e ora stavano rimovendo tavole, scale, pali, cavalletti, pertiche, bastoni da fagioli ammucchiati là dentro, tutti polverosi e inghirlandati di ragnateli, per giungere a stanarla, a ridurla alla luce fuori dalle complici ombre di quel– l'ultimo antro di salvezza. E io mi rappresentavo vividamente il senso di sicurezza assoluta e di agio, con cui la belvetta perseguitata aveva dovuto ritrovarsi per entro al dèdalo di quella antica con– fusione, che era senza dlubbio uno dei suoi abituali e prediletti do– minii. E non meno avidamente risentivo il senso di sgomento, di sconcerto e come di oltraggiosa ingiustizia della sorte, che doveva essere il suo a sentire che anche li, in quell'incontrastato dominio e teatro delle sue cacce e scorribande, in quel recondito penetrale dove tante volte certamente ;aveva a essersi ridotta a godere in pace, al riparo da ogni occhio indiscreto, la voleva raggiungere quell'ine– sorabile quanto incomprensibile rabbia punitiva, che d'improvviso le si era rivolta addosso: ben più, che quel che a lei doveva parere d'istinto immutabile e solido come le creazioni della natura, veniva in pochi istanti messo a soqquadro e sfasciato, come per un cata– strofico rivolgimento delle leggi del mondo, e tutto per volontà e potere di quella rabbia che le si era scatenata contro tutto a un tratto. Anche a un occhio umano, - al mio almeno, - faceva uno strano vedere, dava uno stringimento al cuore, con un senso pietoso di inti– mità violata, tutto quel legname rimosso in fretta, con gli spessi festoni di ragnatele stracciate, pendenti, quel luccicore di umidità sulle cortecce lustre dei pali, quell'umido terriccio rossastro e grigio seminato di chiodi arrugginiti, di frammenti di legno fracido, ùi larve e bozzoli di misteriosi insetti, dei quali si vedevano sbucare le nere gallerie, e certe lucide bave, in quel tritume. Tutta una vita segreta, gelosa, poveramente sinistra, ora gettata li in un solo strappo entro quella gran luce crudele: e là dietro, invisibile per quel che rimaneva anc6ra contro il muro di tavole e paletti, la be– stiola silenziosa, amante delle tenebre e del segreto, e ormai votata invece a finire sotto gli occhi di tutti, senza pudori, trascinata in quella gran luce crudele anch'essa. Sino allora io m' ero vagamente _rappresentato il delinquente BibliotecaGino Bianco

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