Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

MORTE DI UN GATTO. Come, all'uscir di tavola dopo colazione, mi facevo sull'uscio di casa, a guardare il tempo, mi svegliarono a un tratto dalla mia di– strazione certi rumori inconsueti, soffocati, come di una sorda lotta che si svolgesse da qualche parte al buio. Ohe mai poteva essere? Feci qualche passo d!alla parte donde veniva il rumore, ed ecco appena svoltato l'angolo di casa, lì al crocicchio delle tre strade di campagna che s'incontravano ai lembi di quel villaggio dinanzi alla . casa del calzolaio, vidi un gruppo di bambini, stranamente nume– roso. Erano lì immobili in pieno sole, totalmente silenziosi, l'espres– sione intenta e fissa, c9me a uno spettacolo che a me sfuggiva. E di là dal muro, dall'androne del calzolaio-contadino, venivano ora più chiari quei rumori bizzarri che mi avevano dapprima messo in curiosità. · Erano colpi sordi, improvvisamente precipitosi, voci incolle– rite e smozzicate insieme, che tuttavia non salivano sino al diapason della disputa. Mi avvicinai anch'io, di qualche passo, per vedere, Dentro a quel vasto porticato mezzo buio, più basso del livello della strada, dove la famiglia del calzolaio teneva gli arnesi di campagna, e dove si aprivano nere le porte delle stalle, vidi lui e lei, marito e moglie, armati l'uno e l'altra di un gran randello, e occupati a rimuovere affrettatamente quei mucchi di legname d'ogni qualità che ingombravano chissà da quanto quel luogo. Al rumore d'ei miei passi, o all'ombra che facevo contro il sole, si avvidero di me, ri– stettero e si volsero, con uno strano aspetto imbarazzato. Lei alta e 'forte, severa, con quei suoi stivaletti di cuoio rosso che le fascia– vano sino a mezzo i polpacci ben fatti, i capelli biondi riuniti entro un gran fazzoletto a fiorami attorno al viso energico e avvenente, di straniera, spii,rso di efelidi : lui piccolo e nero, tarchiato, con– torto, con le mani pesanti ciondoloni lontano dal corpo. Alla muta interrogazione dei miei occhi, si affrettarono a spiegarmi, sempre con quell'aria di imbarazzo, che volevano ammazzare il gatto di casa. Poi lei, con una improvvisa accensione di collera che le fece tre– mante la voce, si fece a spiegarmi come quella bestiaccia del mal augurio avesse loro accoppati già tre di quei coniglietti della penul- a. - Pègaso. BibliotecaGino Bianco

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