Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

• LETTERA AD ALFREDO· ROOOO, SULL'INTELLIGENZA ITALIANA FUOR D'ITALIA. 'l'u sei caro Rocco, il vigile capo della commissione italiana per la Oooperazi~ne intellettuale nella Società delle Nazioni; cioè, in più pa– role-e più veochie, per l'unione tra gli europei che credono ancora ai be– nefici della cultura, dell'intelligenza e dell'arte, e pensano che nella bufera d'oggi sia utile acèordarsi a difendere come si può questi fon– damenti della civiltà. Non ci ,si riuscirà? I popoli che hanno qualche millennio di storia, sanno per esperienza, cioè ormai per istinto, che le bufere passano e che, appena sono passate, l'umanità si ritrova più freooa e alacre,di prima. Vedesti i campi intorno a ·Gorizia o quelli sulle r-ive del Piave soltanto un anno dopo la guerra? I fusti peggio stronchi e magagnati avevano gittato rami tralci e vergh(;) tanto robusti e fron– zuti che parevano, anche quelli, bandiere: d'allegrezza. Ma intantò i timori, le delusioni e i patimenti comuni agiJScono sull' intelletto in due modi che sembrano opposti e sono invece il se– gno della •stessa stanchezza e inquietudine : qua esasperano i caratteri nazionali, là ottundono questi caratteri in un monotono cosmopoli– tismo. Nelle lettere, poiché la lingua, pur maltrattata, resta un fatto nazionale, si vuol essere francesissimi, tedeschissimi, italianissimi, pe~fino (che ,è·più difficile percb,é è più vago) americanissimi. In archi– tettura e in pittura, almeno quel!i che vogliono nelle riviste far figura in bella uniforme sulla prima fila, vanno beati incontro al cosmopoli– tismo; e leggevo ieri sul Tevere una lettera da Parigi riella quale Dino Terra si m(;)ravigliava e addolorava d'incontrare al Salòn con nomi stra– nieri le repl1che o gli originali dei quadri di molti dei nostri novecentisti più citati. È un' male? È un bene? Io dico che è un male; ma siamo po– chi a dirlo, anche se molti a, pensarlo. Da noi al danno s'aggiunge la beffa, perché appena .si V(;)deun dipinto o una fabbrica o il progetto d'una fabbrica che più tedeschi non potrebbero essere, subito esce un apostolo ad affermare con sussiego : ~ Questo è un quadro italiano, anzi è. Giotto, è Masaccio; questa è architettura italiana, anzi romana, anzi f aooista. - E se gli offri una fotograifia perché si pi(;)ghi a confrontare e a ragiona.re , conclude: - Viva j.l Fascismo, - che è come l'invocazione a lla Madonn a nelle dispute dei contadini. Nella confusione, al momento buono, viene fuori quieto quieto Bistolfi e ti fa il monumento al Car– ducci, sbuca inaspettato Rut(;)lli e presenta il monumento ad Anita, e l' Aocademia d'Italia non trova, a, quel che pare, un pittore da mettere nel posto di -Mancini, anche a cos-to di far segare d'un palìno le quattro gambe della poltrona. ' . Non divago. Tu conosci bene queste opposte correnti dell'intel- BibliotecaGino Bianco

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