Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

I Hotel A.storia 99 Io son passato al 249, ché nella mia stanza, coi vetri rotti si gela. Sento venire il sonno in un ondeggiamento di tempesta. Pochi son tornati all'Astoria. Molte facce nuove. Studenti, stu– dentesse nichiliste, v~chi decrepiti che aspettavano da decenni la rivoluzione. I tappeti sono sparsi di mozziooni di sigarette; Buttate negli' angoli scatole aperte di carne in conserva, bottiglie vuote. Poi a poco a poco tornano gli inservienti e i camerieri. Riprende un ritmo a:ffann:osodi vita. iMale camere sono sempre in disordine e le tappezzerie macchiate. Odore di cuoio e di grasso. Nei corridoi quasi bui suonano parole oscene. Stagna dovunque un fumo di cattivo tabacco. Il mio vicino vive con la porta spalan– cata; chiama i servi con un fischio lungo, scrive a macchina tutto il giorno. · L'albergo è livido. All'ultimo piano hanno preso alloggio tre de– legati rivoluzionari. Hanno inchiodato sulle loro porte trofei di ban– diere rosse. La notte, talvolta, ne scende anc6ra un soffiodi musica: Chopin, Granados. . L'Astoria riflette anc6ra la vita della: capitale percossa e ansi– mante, nella quale gli uomini nuovi cercano di vivere come quelli di ieri. Se Origo insiste, finirò per accettare il suo invito. E andrò ad abitare con lui in casa Mordlvino:ff, sulla Piazza del Teatro . ..... BibliotecaGino Bianco

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