Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

.' Cronaca del ·cinematografo 449 cesso, e dopo Sous les toit,'f de Paris ora è la volta di Le MUlion d'ello ' . ' stesso René Olair. E questi medesimi films di Olair hanno attratto ·.per mesi a Londra i xenofobissimi inglesi. Può bastare? Parrebbe almeno lecito meravigliarsi, delle particolari condizioni di sfavore fatte al cine-ip.a.tografoda noi che pure abbiamo la fortuna ogni tanto di assistere a, spettacoli teatra.Ji di compagnie forestiere e che reci– tano anche in linguaggi dei meno familiari, come ad esempio il Tea– tro d'Arte di Mosca; il Teatro Kamerny di Tairof, il Teatro Nazio– nale Giapponese, il . Teatro Ebraico Habima. E del resto non è reputato vanto nazionale il successo ohe riscuoton.o le compagnie ifa.,liane in giro per il mondo, anche quelle localissime dialettali di Govi e Musco ? Mi si può rispondere che lo spettacolo cinemato– grafico si rivolge a ben altro e ben più vasto pubblico di quello che accorl'.e per qualche sera a se.guire uno spettacolo di carattere cul– turale o comung_Ùeattraente per il suo esotismo. Ma qui è l'errore : errore essenzialmente di valutazione .sulla intrinseca realtà del cinematografo. Notate quanta gente va, sì, e anche spesso, al ci– nematografo, ma poi quasi si vergogna a dirlo, e se chiedete cosa .hanno visto, vi rispondono : << una delle solite sciocchezze>> e già hanno dimenticato il nome e la vicenda del film. Non dico che il novantàcinque per cento delle volte non avrebbero ragione, ma solo se una equiva,lente <<sciocchezza>>al teatro non riscuotesse i più gràti e calorpsi applausi delle stesse persone. Il cinematografo conta per quello scarso cinque pér cento di produzione che ci per– suade colla s ua eccellenza e c:hea insistere chissà che non finisca per conqtlistar.si l'adesione di un pubblico anche più vasto. Ma su tale · speranza ne i riguardi.del pubblico sarà meglio non fondarsi troppo, perché bisogna pur constatare ché quando gli vien offerto uno spet– tacolo veramente notevole questo pubblico diserta le sale, insor– gendo e strepitando. I fischi per Halleluia, che è uno dei raris,simi :films di prim'ordine apparsi sui nostri schermi l'anno scorso, echeg– giano anc6ra ani.monitoPi nelle orecchie dei direttori d'elle sale che tentarono la prova. E allora, si dirà ? Mi pa,rrebbe equo e non pratica.mente impossibile che si èercasse di accontentare tutti, an– che un poco quelli per i quaii La coraz:zv,taPotemkin-e e Le litai della Città appaiono assai più interessanti e seducenti di tµtta la produ– zione tra il « boulevardier >> e il melodrammatico che le compagnie teatrali sono ridotte ormai a offrirci. E in attesa che il problema del << dubbing ))venga soddisfacentemente risolto in sede-tecnica, per– ché non seguire l'esempio di altri paesi e lasciarci assistere ogni tanto a qualche film, scelto fra i meglio, nella versione integrale ? In termini piani è_quel che chiedeva buffonescamente Zavattini qual– che numero fa sull'Italia Letteraria: «Voglio vedere l'Opéra de Quat'sous .... Siano buoni i signori della Censura .... Voglio vedere l'Opéra, de Q11,at'so-us .... )). Vedere e cioè integralmente anche senti- 29. - Pèga,o . .. Bibliot~ca Gino Bianco I

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