Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

DIARIO DEL GUIOOIARDINI IN SPAGNA. « Né si deliberava il dichiararsi, né totalmente lo stare neutrali: onde spesso -nasc~vano consigli incerti e deliberazioni repugnanti a se medesime, senza riportarne grazia o merito appresso ad al– cuno. Procedendo con queste incertezze, mandarono, con dispiacere grande del re di Francia, al re d'Aragona, imbasciatore ·Francesco Guicciardini >>. Così scrive il Guicciardini stesso nella sua Htoria d'Italia. In quello scorciò del 1511 chi non deliberava e non si di– chiarava era il governo fiorentino del Soderini; i contendenti, la Franci:;t la Spagna e il Papato. Firenze era riùscita a restar neu– trale d11rante le spedizioni in Italia di Luigi XII e durante la guerra della Lega di Cambrai. Anzi dalla neutralità av:eva tratto qualche vantaggio; s'era liberata dai fastidi di Cesare Borgia, aveva por– tato a terminè la guerra contro Pisa e costretto i Pisani alla resa. Ma si trovava ora a un più difficile bivio per la grande lotta intra– presa da Giulio II, con la Lega Santa, contro il Re di Francia. Per meglio durare nella sua finta neutralità (la politica fiorentina ,era in realtà compromessa e legata :=i,llaFrancia) e tener quieti Spagna, e Papa, nell'ottobre d'el 1511 Firenze delibera di mandare contemporaneamentè ambasc_iatori in Francia il Macihiavelli, e il Guicciardini in Ispagna, presso Ferdinando d'Aragona. Le istriì– zioni al Guicciardini furono imprecise e vaghe come l'a_nimo che le dettava: indagasse le. probabili mosse in Halia d'ell'esercito spa– gnuolo che già avevà abbandonato Napoli; scoprisse i rapporti veri del Re'Ferdi:r;i.ando col Re di Ìi~rancia, e fino a che punto il Re Fer– dlinando fosse disposto a sostenere il Papa; e soprattutto protestasse a lui la devozione della Signoria di Firenze. Si· trattava insomma di sapere qualcosa e di tenerlo a bada. . Il Guicciardini era allora giovanissimo, 29 anni appena, nem– meno l'età legale per essere ambasciatore; e quella era la prima ambasceria che gli si offriva. Tuttavia restò in dubbio se accet– tare; gli doleva lasciare l'avvocatura già così bene avviata; e so– prattutto temeva, col salario ordinario dli tre ducati d'oro, d'averci a rimetter del suo. Chiese consiglio anche a Piero suo padre allora commis.sario della Repubblica a Montepulciano; e fu deciso ohe an– dasse.· Partì di Firenze il 29 gennaio 1512, e attraverso gli Appen- B_iblJoteca Gino Bi~nco

RkJQdWJsaXNoZXIy