Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

.; 43(l G. Piovene solatore e pietoso: ma oqiava, e sa.pendolo ne aveva un p-o' di le– nimento. Il suo desiderio sensuale per Carla s'era inaridito e aveva dato luogo al disgusto. Invece Carla era tenera, devota e quasi_matern:1. La sera, nel coricarsi, egli le sorrideva, le accarezzava 1 capelli : poi rimaneva distratto e come assente. - Come sei buffo ! - diceva Carla. Ma era quello l'istante in cui riusciva a cadere in un canale di vita interna, che scorreva cieco, nutrendosi solo di lui : e quella vita, sua, del suo sangue. era tutta odio_e livore. Vi si abbandonava con voluttà, come chi ha ritrovato la propria innoce11Za: cercava di mantenervisi, restando immune da distrazioni. Vedeva le docili gra.zie d'i ,Carla, i propri sorrisi nel corrispondervi, come dal fondo d'un pozzo un gioco morbido di lumi. Carla indossava la sua camicia, giallina, lo salutava : egli le ri– spondeva accarezzandola, ma, sempre con gli occhi lontani. - Come sei buffo! - diceva Carla spegnendo il lume. Si riem– piva d'ira verso quegli atti che lo distoglievano dalla sua verità : e per combatterli pensava con foga. « Queste tue grazie (pensava trionfante) J mi dànno disgusto >> : e lo ristorava il pensiero che ella agisse così nell'illusipne, immaginandone il volto spaurito se d'im– provviso il suo discorso interno fosse apparso palese. L,a verità dei suoi. pensieri splendeva enorme, irreale, sproporzionata al mondo dov'egli era buono. Poi voleva d'ormire: il sonno era difficile, rotto da quei pensieri tangibili come un corpo; e ogni tanto la voce flautata di Carfa di– ceva : - Dormi ? ·Restava immobile a, preservarsi : e spesso per tutta la notte pativa il supplizio dell'immobilità, come un insetto minacciato. La luce cresceva, egli teneva gli occhi chiusi, sapendo che Carla sveglia lo contemplava. Poi, quand'era l'ora, sentiva una carezza sopra la fronte. - Dormi come un bambino, - diceva, Carla. Allora apriva gli occhi, e· sorrideva. Il giovane signore è sve– gliato. Infine pensò d'obbligarla a cohfessare. Le risultanze della sua indagine non provavano nulla e non ledevano Carla. Lo esasperava che mancasse una prova vera, vivente come una persona. Un atto solo avrebbe valso, la confessione di Carla: e tutto il resto; inda– gini e prove, era disgiunto da lei come il sonno dalla veglia. n paesaggio di certezza che aveva dipinto e in cui credeva di abitare si di_staccava come le fànta.sie della montagna, fluttuava lontano. Forse la colpa e la confessione, il mentire e l'ammettere d'aver mentito, erano uniti da un legame cli.e nessuna i.ndagine poteva so– stituire. BibliotecaGino Bianco

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