Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

La moglie 437 . Erano soli, una -notte, tornando da un ricevimento. Ripeté an– cora, strascicato e futile, tjuel ritornello: - ,Chi t'è piaciuto, prima dì me? Per la prima volta la. donna protestò contro l'insistere dello scherzo. E finalmente i nervi gli si allentarono : si sentì pervadere, senza reazione né disagio, d'odio e d'ira._ Era uh benessere im– menso, una fantastica semplificazione di tutto. Poté parlare a lungo. - Vattene, ch'io non ti veda più, - disse poi piangendo. Per- _ ché ~a risoluzione non l'abbandonasse, corse in istudio, si chiuse a chiave, chiamò al telefono tre, quattro volte, finché gli rispose la voce di una cameriera sonnolenta. Carla batté prima la porta col pugno, poi prese ~ singhiozzare. - Il signore, subito, - disse Giuseppe al telefono. - Dor.me? Lo svegli. È urgente. Nella pausa sentì che l'impeto calava. Era come uno che rin– viene da una caduta· dalFalto, e si sente ferito. Fuori dell'uscio udiva quell'uggiolio oramai stanco. Immaginò che Carla avesse il muso contro terra, usmando sotto l'uscio dove passa la luce per veder dentro. Rispose al telefono la voce del padre di Carla. - Pronto. Tra mezz'ora, Carla arriva a casa 'tua. Ti spiegherà lei. Non venir qui, te ne prego. Aprì l'uscio., e non vide più Carla. Andò lui stesso a svegliare il cameriere. - La signora va subito da suo padre . .Entrò nella camera matrimoniale. Carla gettava qualche indu– :riiento in una valigia, volgendo la schiena all'uscio .. Levò le mani al §UO apparire, accilcciamdosi a mezzo e torcendosi verso di lui~ per tenerlo d'occhio e ripa,rarsi insieme. - ;Non c'è bisogno di far la valigia. Domani mand~rò tutto. L'accompagnò all'uscio dicendole come la giudicavai: sguazzava nella sincerità. Mez0'ora dopo si coricò. Era solo, ma almeno aveva fatto luce. Guardò il suo sentimento verso la moglie, lo confrontò con quello dei mesi passati, li trovò eguali. Ma il giorno dopo ricevette il pa-dre di Carla senz'asprezza. In realtà anche la luce cruda gli era insopportabile. La vita gli era dilagata senz'argini e schermi, su un medesimo piano. Egli sapeva quel che voleva e pensava : non aveva più dunque né strade, né orizzonti. Mancati gli schermi era senza sostegno. L'avvenire era lucid'o, immobile, non era avvenire. Dire la- verità era come lasciarsi sfuggire la vita. Non lo spaventavano né le lamentele di Carla, nf l'impossibilità di sostenere il proprio atto. Lo spaventava il si– lenzio assoluto: la semplifica-zione che s'era fatta in lui. « Come sono stato vile! (pensava). Non sono riuscito a perse- iblioteca Glno Bianco

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