Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

.412 R. Calzini •sare tirar calci nella porta, minacciar di sparare, affrontare un vecchio bisbetico discutere di malattie di doglie di calmanti: poi ' ' . anche della gùerra mentre vien dosata e rimescolata la pozione, perché il farmacista rosso in volto, dal naso coperto di pustole, è uno stratega un ammiratore di Mackensen. L'Intesa non ha la fa– lange! Non ha la falange! Come si sta al fronte? Non troppo male. Siamo noi che dobbiamo tirare la cintura dei pantaloni. Ma è giusto, giusto. Ecco il calmante. Lire cinque. A gocce. Saranno doglie: novità, novità.... Ma lo dica ai generali : la f~lange : ci vuole la falange. E mentre senza rispondere a tante chiacchiere, affonda la mano 'in taséa incontra un borsellino doye aveva lasciato un fazzoletto con annodate poche 'monete; Un borsellino'? Ohi io ha messo? Le sor– prese non sono finite : le maniche della giacca sono ornate dei di– fltintivi di un grado . .Sergente. Ma che significa questa promozione ? Al fronte non hanno voluto promuoverlo per il difetto della vista • ,e qui si trova sergente di colpo. Andiamo via ! Trae dal maledetto borsellino D1isterioso cinque lire: non c'è altro da fare: saluta in fretta, esce come un sonnambulo e si' . avvia meditabondo per il Corso San Gottardo. La notte della città . è in tenuta di guerra: buio pesto. Per or.izzontarsi bisogna seguire / .i binarii del tram, anch'essi invisibili nella nebbia. Ohe scherzo è questo ? Ohe.vuol dire lo scambiò d'ella giubba·? In- . travede al di là della sua indulgenza ambrosiana un .labirinto dov'è difficile ritrovare il cammino. Tutto nella vita è oscuro, sdrucciole– vole come la n:otte. Rammenta d'essersi tolta la giacca più volt~ in ,quel viaggio di tre giorni e da ultimo in casa per ricaèciarsela su poi senza abbottonaria. Tutte le altre impressioni e ricordi dei viaggio passano in secondo piano di fronte all'inspiegabile enigma. · Lo stupore cresce ·.quando, tornato a casa, trova un'atmosfera ,di ilarità e di letizia pronta ad accoglierlo : non quella che aveva lasciato. Pare che un incubo sia svanito. La signora Ermelinda, scomparsi improvvisamente i dolori,. festeggia il marito con un .affetto inatteso. Capisci le donne se puoi ! Tùtto è chiaro, tutto è logjco a sentir lei. Persino lo scambio delle giubt>e trova una spi~gazione in quel suo linguaggio pettegolo e insinuante di brianzola tra due risatine ,e due smorfie di coniglio della bocca piccolissima forzata dàgli in- cisivi un po' sporgenti. Certo, si capisce .. Non ha bisogno d'i far ,domande. Ohe cosa ha potuto pensare? Era la giubba di nn ser– gente: un bravo :figliolo. ----e Un in:i.boscato. - Imboscato? Non so. Noi donne non domandiamo. Abita qut, vicino _:mi ha pregato di dare un punto ai suoi abiti e la giubba è . ;rimasta qui. Lo conosco appena.... . · · · e Biblioteca Gino SiancèY

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