Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

La strada, la bisaccia e la pipa (e anche Giosuè Carducci) 407 codeste sue virtù non fastidìsce mai il prossimo suo, che sa saperè e sa ignorare, prevalendo in lui sul sapere un misto di verecondia e di ironia; soprattutto ammiro, se è in vena, un suo raccontare immagin.oso, di fatti e di episodi i quali ricorda o inventa, e se· anche ricorda inventa ; con suoi modi e gesti a cui danno special colore e vivacità la natura sua e il parlare di siciliano schietto, e con un suo tono fra giocoso e ·amaro dove, più limpido è il riso, e più chiara apparisce la amarezza e la malinconia del fondo : che è poi lo stile suo più singolare e pregiato di SCJ.'.ittoree di uomo. Ma non ama la strada, non guarda la strada : perché ha fretta. Di che fretta? Di levarsi il pensiero; dice. Ha da fare un libro, un articolo, una visita ? Sùbito : si deve levare il pensiero. Si pro– getta una gita? Oggi stesso, ora stesso, al più tardi domani: an– che di una gita si d'eve levare il pensiero. Sacco in ispalla e si parte: precede e procede senza tregua. - Concetto, hai 'un appun– tainento per le dieci ·a1 rtfugio •2se ~rriviamo a mezzogiorno mi pare lo ,stesso. - Si volta, mi guarda, mi dà ragione; prosegue in– trepido. Una volta da Moèna dovevamo andare a Falcàde, per il San Pellegrino; e l'amico mio era un po' malazzato e febbrici– tante. - Rinunziamo; ò aspettiamo domani, - gli dissi. - No no, bisogna andare; anzi, (< il faut partir)), ~ mi rispose, ridendo, con la frase di Tartarin. E partimmo. E quel giorno andava più spe– dito e con più fretta del solito, ainche per il malessere e anche per la neve acquosa e fangosa; eravamo d'aprile, che gli dava noia. · A un certo punto mi precedette tanto··che non lo vidi più : eravamo vicini ,al passo e al rifugio e non mi preoccupai. Lo ritrovai poco dopo, appoggiato a un sasso, seduto su una proda, tra la neve sporca, col saeco tra le. gambe dai cui traeva non so che. -- Tu non ami la strada, e la strada ti punisce e ti ferma. - Ma allora volli io che subito si levasse e ripartisse. E quand'o si arriva a un rifugio, si, gli piace fermarsi un poco, si cambia, si rassetta, si ri– stora; ma poi esce, lo vedo girottolare attorno, e_la impazienza Io vince. - Partiamo ? - ,Ma vedi che bel sole, - gli dico io ; - di– stenditi anche tu, .fèrinati, rimani, sta' contento e quieto. - Cede e rimane, cortese; ma non'al sole né fermo: - Io non sono un gatto né una lucertola come te, -,-- mi dice. Cosi è. Io spero che il buon Dio, a sconto dei miei peccati, - non credo averne, ma ne avrò, - vorrà tener conto di questa mi~ umiltà in letizia. L'amico mio pare abbia sempre da battere o superare chi sa che prova; e in verità non ne ha nessuna, come me, se non questa che abbiamo tutti; di questo nostro vivere più o meno dilettoso e giocondo. Cam– mina e cammina, e non 'arriva mai; e io cammino e cammino, e sono arrivato sempre. :Punti di-arrivo lui non ha mai da nessuna parte; e io, appena su una strada o in un viottolo tra i monti, col mio sacco BibliotecaGino Bianco ( ·.

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