Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

610 E. JALOUX, .A.u pays du roman paiono certo più rari e di vena assai più stanc~, ma non bisogn3: ?i– menticare che, se vi è un romanziere del quale s1 possa con probab1h~à pronosticare che sia destinato a passare alla storia come la figura più completa e importante dell'arte narrativa europea di questo trentenni~, egli è proptio un francese, e cioè Proust;. . . . Edmond Jaloux però quasi a consolazione dell'orgogl10 dei conna– zionali propone una distinzione tra e< moralisti--» e « romanzieri » as– segnando gli ingegni francesi prevalentemente al primcr- ordine, al se– condo gli inglesi. Ed è bello vedere le acrobazie dialettiche cui è ob– bligato per fa.r rientrare in questo ordine Stendhal, Balzac, Flaubert e Zola (a proposito del quale ultimo anzi è giusto lodare la sua libertà di giudizio, che gli permette un caldo e inusitato riconoscimento, ·spe– cialmente delle qualità caratteristiche di << italiano » del caposcuola del naturalismo); ma intanto egli è obbligato a fare per Balzac molte eccezioni, e ciò è sintomatico: « tolto Omero, non vedo veramente di qual·· preminenza ,si possano vantare i Greci nell'epica», dic.eva un vecchio erudito del buon tempo antico ! ' E del resto, quand'anche ciò fosse assolutrumente vero, quand'anche (e si potrebbe concedere in certa misur11) lo spirito francese fosse per sua natura «astratto», portato al «generale», alle «idee», non si fece forse, non si può fare sempre anche di tutto questo materia di ro-,, manzo ? non è romanzo il 0(1/Y/,d,ide, tanto quanto l'Egoista dello stesso Meredith, che il Jaloux tanto loda? La nozione di un genere letterario è e deve restare empìrica, d'accordo, nessuno lo s-a meglio di noi italiani, ma al « genere romanzo» l'uso e il consenso comune hanno ormai asse– gnato, e non da oggi, così larghi confini, che appare arbitrario restrin– gerli come fa il Jaloux. cc Les idées sont la ruine du roman. Des hommes, des circostances, des faits, voilà le roman ... >>;anche restringendo, ai romanzieri inglesi contemporanei l'asserto, non è chi non veda la forza– tura. E si capisce allora come su questo principio il Jaloux, pur lodando e comprendendo assai bene Oontrappur,,to dell'Huxley, ,sia obbligato a rammaricarsi che questo auto:r:_e sia troppo «intelligente>>. Oiò che soprattutto il Jaloux ammira nei romanzi inglesi ,è la, straor– dinaria vitalità dei personaggi, quel senso di vita in movimento; e la • vaga e poetica malinconia ·senza oggetto preciso che spesso aleggia in essi, simile a quella che suol provare uno spirito non dispera to e medi– tativo allo spettacolo della vita. E venuto così al particola.re, la gra2-ia, e la verità delle osservazioni del Jaloux ·sono davv ero ,sorprend enti, nella stessa prefazione, che si fa tanto più pregevole procedendo, quando ab– bandona ogni apparenza •sistematica per ridursi a semplici note ,staccate a sentenze. Le notazioni sulla particolare « melanconia>> della lette~ ratura inglese, sull'assoluto ,soggettivismo di Joyce, sulla eccezioiiale verità ~iornaliera_ dei pe:sonaggi di Dickens, sono di una ,semplicità s~1ggest1v~: « Av01r lu. DLCkens, c'est. avoir vécu une autre vie que la sienne. J a1 lu .Stendhal, Jean-Paul R1chter, Dosto'ievsky Gabriel d' An– nunzio: ce sont des actions de l''esprit. Cela n'a rien à v~ir avec Le fait bizarre _quej'ai h~b~té avec Flore°:ce Don_ibey la maison du Petit Aspi-rant de ~~~me; que J a1 ~erré les mams fro1des et gluantes de Uriah Heep, que J a1 entendu gém1r la tempete dans le vieux ba,teau de Peggotty .... >>. BibliotecaGino Bianco

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