Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

✓ L'ARTE DEL POLIZIANO. Ohi fu che ai tempi moderni ringiovanì l'arte del Poliziano, ne intese, dico, il valore, e l'avvicinò al nostro gusto? Fu il Foscolo. Nei suoi Discorsi 811,lla lingtta italiana, che sono come il breviario della sua opera di critico e di interprete dalla lunga vista, e con– tengono giudizi d'una velocità, e verità che anc6ra sorprendono, de– finì senz'altro il poeta delle 8tanze, l'unico « degno di meraviglia>> in tutto il quattrocento ; e, se non proprio toccando il cuore della ~ma poesia, ma le forme e la qualità, asserì, ,fondatamente, che se << gli spiriti e i modi della lingua latina de' classici erano già stati trasfusi nella prosa dal Boccaccio )), il Poliziano « fu il primo a trasfonderli nella poesia,>>,e vi trasportò a un tempo « quanta ele– ganza poté derivare dal greco>>-E se avesse aggiunto pur questo: - i modi della poesia italiana fino a lui, dei poeti dello Stil novo ~ di Dante e di Petrarca, e le movenze poi della giovane poesia po– polare e il suo fresco accento : - avrebbe, diremo così, completato il quad'ro dei rapporti che Poliziano seppe mantenere con tutta l'arte che lo precedette e alla quale s'abbeverò; avrebbe, in una parola, precorso il giudizio del Carducci e quel suo vasto piano di– mostrativo, senza, per altro, dar loro quella spiccata impronta personale, quasi di fatica sua. Quel giudizio e quella dimostrazione, anc6ra, m'hanno sapore di confessione autobiografica, e andarono, forse perciò, così vicino al vivo dell'arte del Poliziano. Il Carducci, quattro secoli più tardi, ripeté lo stesso lavoro di restaurazione ~ di riassorbimento, sebbene non con l'equilibrio, la facilità, l'intel– ligenza duttile che furono propri del Poliziano; ma aveva, si badi, dovuto riparare all'opera di dissolvimento portato dal seicento, dico nella poesia, e all'inquieto travaglio del secolo di poi, diviso tra il senso classico della 'forma e il romanticismo. Altri, i tempi del Poliziano, e altro dono il suo. Dotato di una immaginazione atta a rinnovar tutto, abbellire tutto d'una vergine luce, non aveva din– torno, vicino, che oro, quello del secolo grande che lo precedette e, nella memoria, l'oro della poesia greca e latina, da cui tolse quel che gli piacque, come l 'a.pe oraziana. E l'impazienza, l'umor pole– mico, l'ambizione di v ate n on gli guastarono il fortunato lavoro (il « bel lavor))). Fu contento d'esser poeta, e poeta solo : sentire BibriotecaGino Bianco

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