Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

LUOIA. XII. Si sentiva guardare da.gli uomini, ora. Prima non la guardava nessuno. Li distingueva subito per istrada quelli che si sarebbero voltati; come se lo sapesse di prima. Poi c'eran quelli che non la vedevano; allora quella misteriosa attrattiva che le dava un senso cosi vivo di pericolo e di piacere, diventava più sua. Era come se la portasse un'aria più leggera, come se il suo corpo, cambiato ma– terialmente, .si fosse ricomposto di una materia più :fina. La gente non la compativa più come prima, non tanto forse per le buone notizie del Petri, quanto perché lei non era più cosi umile e dimessa; lo dava da vedere a tutti, quello spirito nuovo, quella forza dentro di lei. Non si può compatire chi possiede la bellezr,a; le disgrazie scompaiono, in confronto a quel dono. Eccettuato l' Amalia, la quale se ne compiaceva e era cambiata soltanto in quanto aveva smesso le sue maniere protettrici, le donne si scostava:rw da lei come se avesse approfittato di loro con qualche finzione e prendevano a rammentarsi che le acque chete.... Anche gli uomini si tenevano più a distanza. A volte si sentiva distac– cata, differente dagli altri. E ripensava a quel salottino chiuso col sole che :filtrava dalle persiane verdi e il vocio dei barrocciai di– sotto, e quel signore alto, confuso come ÌJl una nebbia, e quella voce secca e volontaria, quel tono di comando. Pareva che fosse da quel giorno che si sentiva più sicura di sé. O forse era il pensiero della mamma che l'aiutava, che le dava la forza; che avrebbe detto, la mamma? A farle i vestiti, le uniformi, come aveva spiegato il Sanmicheli, veniva in casa una donnetta che· sapeva, il mestiere ; in gioventù era stata in città a lavorare di sarta. Era una chiacchierina; nelle ore che stavano insieme fra la macchina da cucire e il tavolino, curve sulle stoffe, parlava sempre lei. Parlava dei tempi che stava in città, delle compagne del laboratorio, d'elle loro avventure amo– rose, dei saloni di prova, delle gran signore che frequentava, di vestiti che, a sentirli descrivere, abbagliavano gli occhi. Come per un resto di antica abitudine di adulazione, o forse per quell'innato 22. - Pèuaso. ·

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