Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

' - 50 , .E. Fabietti questa mole di letteratura di importazione costituisca il meglio di ciò che si produce ,all'estero, e come sia stata e venga tuttavia rivestita di forme italiane. Occorre n.otare, anzitutto, che dal francese si continua a tra– durre, ma assai meno di un tempo: il romanzo francese ha perduto terreno in Italia, a vantaggio del romanzo russo e specialmente an– glosassone. Bourget, Prévost e persino Zola sembrano dimenticati. Dei r<;>manzieripopolari sono anc6ra vivi Hugo e Dumas; Ohnet ha perduto una gran parte dei suoi fedeli, e i minori, a cominciare dagli appendicisti, sono scomparsi dalla circolazione. Ohi crede– rebbe che anche Verne è scaduto nella considerazione dei ragazzi italiani?_ Resiste il grande Balzac, e sarebbe forse letto France, se non mancasse una buona versione delle sue opere. Ma gli odierni narratori francesi non fanno breccia tra noi, se non forse un poco per le loro vite romanzate, e l'Italia, - almeno quanto ai libri , che vi si leggono tradotti, - nou è più << da considerarsi una pro– vincia letteraria francese)), secondo il giudizio malevolo di un critico straniero.. Ma il terreno perduto dal romanzo .francese è stato ampiamente e fulmineamente invaso, - come si è detto, - dal romanzo anglo– sassone e russo. Inglesi, Americani e fin anche qualche Austra– liano furono scoperti e in pochi anni tradotti e pubblicati a gara. A Milano, nostro ma,ggiore centro editoriale, sorse persino qualche agenzia che assumeva hL ricerca, la, versione e il collocamento. rli questa produzione, e spuntò qualche casa editrice per la esclusiva pubblicazione di essa. La scelta cadde quasi sempre su narratori contemporanei, e per più di uno si pagarono anche somme cospi- .cue a titolo di diritti di autore non anc6ra scaduti, onde si vide una collezione di questi romanzi a 25 lire a,l volume, tanta era la nducia degli editori che il pubblico li avrebbe acquistati a qual– siasi prezzo. Per i contemporanei si dimenticarono, invece, i grandissimi nar– ratori inglesi del secolo scorso. Così, rion esiste in italiano una rac– colta completa dei romanzi del Dicken.s. Uno dei più coscienziosi e avveduti traduttori, n poyero Spavènta-Filippi, ne diede in luce un buon numero presso una casa editrice :fiorentina, scomparsa con le sue edizioni. Della Eliot abbiamo, sì, un mirabile studio bio– gra:fico0critico di Gaetano Negri (1891), ma un solo romanzo tra– dotto, Romola, uscito in luce una trentina d'anni or sono, forse perché di soggetto italiano; due soli sui quaranta circa del Bulwer per 1a stessa ragione, e un paio del Thackeray; mentre si stampan~ a getto continuo i romanzetti per signore depa Glyn e una congerie di racconti polizieschi e d'avventure, non ispirati certo a nobili ideali d'arte, ma, a pura sollecitudine di lucro. ·. BibliotecaGino Bianco

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