Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

42 G. Stuparioh allontanava ogni giorno di più, aveva ,provato un senso di conten- ' tezza e di liberazione. Sarebbe vissuta per la creatura: quel pen– siero le aveva dato una grande forza e una grande calma. Ma poi la creatura era morta ed ella s'era sentita piombare nel nulla. - Me– glio così, meglio così : - come le avevano martellato sul cuore quelle terribili parole di sua madre! Eppure erano state giuste. S'era sentita, col tempo, come risollevarsi, come se un brutto incubo le si fosse tolto a poco a poco di sopra l'anima. Ed era venuto il secondo uomo. Oh, la sofferenza, la çupa, chiusa pena nella tenera gioia di queJ rinnovamento ! Confessargli tutto : ma, la paura, la tremenda paura infissa nelle sue viscere, di perderlo, le aveva impedito di dirgli nulla. E Dio l'aveva punita: ella lo aveva perduto lo stesso . . Il corso dei pensieri trasportava Lina in una larga, quasi ri– posante corrente: ormai ella si era rasserenata nella pena e pro– vava quasi un conforto in quell'abbandonarsi, in quel concedersi ai ricordi della sua vita. Negli altri giorni, assillata dal lavoro e dalle faccende della casa, non poteva pensare quasi mai a se stessa. Ma s'era fatto tardi e bisognava ritornare. Uscirono dal bosco. Intanto il sole, che aveva mandato i suoi ultimi sprazzi d'oro sul fogliame _degli ippocastani e dei tigli, sui morbidi prati e sulle siepi di noccioli e di rovi, s'estenuava dolce– mente di là dall'orlo d'una lontana e negra pineta. Di contro, una pallida luce viola rosata imbeveva di trasparenza la cerchia dei monti. L'aria s'era, fa.tta, fredda, invitante al chiuso, come nel- . l'autunno. Livio e Renata, sostarono davanti ai due cannoni all'en– trata della caserma, poco prima del-villaggio: vollero provare tutti e due a sedercisi sopra come gli artiglieri. Lina dovette staccarli a forza di là. Attraversarono il villaggio: un'aria tepida li avvolse. Renata torse la bocca : - Pah, che cattivo odore ! - Era invéce un buon odore di stalla .. Ritornavano le vacche dai pascoli. ·Le donne venivano dalla fontana con i mastelli dell'acqua sulla testa. Nelle case si vedevano, dagli usci aperti, brillare i fuochi delle cene. Lina fu ripresa dalle sensazioni, ancora vive in lei di quella d~me- . ' mca che le era sempre parsa come la giornata più terribile della sua vita. Quando imbocca,rono il viottolo tra le siepi, che conduce a Opi– cina, ella riprovò la stanchezza e lo sconforto d'allor.a. Tutta una scia di profumo di ciclami si rinnovava per quel sentiero· allegre comitive li precedevano, di cui s'udivano i canti. Le parol~ e l'aria d'uno di questi le scesero al cuore: - Se vuoi godere, amico di– men~ica il pas_sato..... - Si ~ivide come aveva fatto allora quel sentiero, trascmandos1 avanti, tutta un dolore nelle membra· si sarebbe lasciata cadere, per confondersi con la terra; aveva freddo e ~e :pesava il ves!ito, quel vestito così leggero; il profumo dei ci– clam1 le faceva girare la testa. Giunti a Opicina, s'era strappata Biblioteca Gino Bianco·

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