Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

36 G. Stuparich i suoi figlioli, che per lei rappresentavano il solo tut~o nella vita, non la riconoscevano; presto se ne sarebbero staccati anche loro, ignari di quello che silenziosamente ella aveva penato e sacrificato per farli crescere, non sospettando neppure il suo attaccamento materno, ch'ella non voleva far pesare in nessuna maniera sulle sue creature. Furono sorpassati da una comitiva di tre giovani e di due ra– gazze, tanto vivaci che tutto il bosco pareva risuonare della loro festevolezza e delle loro risate. Renata mostrò un viso invelenito alla madre e indicando con la mano nervosa il gruppo che s'allontanava, le disse: - Vedi, quelli corrono e arrivano prima di noi e noi non troveremo più nulla. - Il bosco e i prati sono pieni di ciclamini, - rispondeva mitemente Lina, - ce n'è per tutti. Ne troveremo tanti tanti, da fare un mazzo così.. .. - e con le due mani aperte che non si toccavano, mostrava quanto grande sarebbe stato il mazzo; ma dentro di lei pensava a quelle due ragazze. Ogni volta che incontrava una ragazza moderna in compagnia d'un giovane o di più giovani, era costretta a ripensare a com'era stata lei da ragazza. N<_msi poteva chiamare neppur timidezza la sua d'allora: ella viveva con l'anima legata da un sogno, aspettando che qualche cosa o qualcuno venisse a scioglierla, aspettando serenamente e con intima gioia, perché quel sogno era bello, ma la realtà a cui esso doveva portare, sarebbe stata ancora più bella, - così immaginava : - come un passare dall'alba annebbiata nel giorno luminoso; (e invece!). Quanti piccoli impacci all'esterno, quànti sussulti felici di dentro, nascosti; si rivedeva nello specchio, in quel suo lungo e ampio vestito di battista bianco, cosparso di roselline, che indossava la domenica per uscire con lui: là nello specchio parlava a se stessa con gli occhi e aveva timore di dirsi troppo e spegneva un poco la fiamma del suo sguardo; aveva piacere di vivere e s'appoggiava al braccio di lui.:,. oh, come vi s'appoggiava: con fiducia e con la trepidazione d'un'ala che non si senta sicura nel volo, ma ch'è tanto felice di volare! Ora .invece le ragazze ch'ella vedeva, eran così sicure di se stesse! pa– revan né sentire né aver bisogno dell'appoggio di nessuno. No, quelle non eran mai vissute nel sogno, col loro stesso passo mostra– v~no com'eran capa~i di muoversi in mezzo alla realtà: agili, di– smvol~e .. Quel loro riso! ; ella non avrebbe mai saputo neppur ten– tare di ridere a quel modo; che cosa poteva far paura a una donna che rideva così ? Giunsero al varco. Il mare, in fondo, s'impennava deciso e sfol– gorante verso l'orizzonte; dall'altra parte sotto gli occhi scendeva una fitta pineta, più in là si stendeva il ~allido piano c~sparso di villaggi dai tetti rossi, più in là anc6ra, oltre le verdi colline -i monti celesti si confondevano col pallor del cielo. Perfino i due . bambini parvero colpiti da quella vista: dimenticarono per un mo- BlbliotecaGino Bianco

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