Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

32 G. Pasq1,ali l'impressione rooente di una morte; e anche là biografia ellenistica ha una sezione speciale per aneddoti e apoftegmi. Doveva arrivare nel cuor della notte; e io mandai alla stazione un :filologo tedesco, giovane ma, ammogliato, che già lo conosceva. Alle sette di mattina, era già da me la moglie dell'amico giovane, disperata: il Wila– mowitz non era arrivato né con quel treno né con il successivo; il marito, vinto dalla stanchezza, riposava; che sarà accaduto ? La consolai alla meglio; al treno del meriggio ero, con ·il tedesco; a.nch'io; nulla Wilamowitz. Ma, uscendo, lo troviamo seduto nel– l'a,utobus di un albergo: noi ci meravigliamo, egli non meno. Era arrivato allora dalla linea di Roma, dal sud ; ma i treni di direzione opposta s'incrociano a Firenze. Egli sapeva di dover arrivare qui a notte alta, ma non sapeva bene quando, e aveva dormito la grossa. Desto a.i primi albori, si era visto passar dinanzi a gran corsa la stazione di Figline. Figline - Figulinae doveva essere nome locale comune in un paese ùi vasai, sicché, oltre la Figline a mezzogiorno, ce ne poteva essere una a, nord di Firenze. Pensando questo, si era consolato. Aveva anche ragione, ché c'è una Figline presso Prato; ma quella, era. Figline nltirna, stazione della provincia di Firenze verso l'Aretino. Jo non potei trattenermi dallo scagliargli contro un verso del suo Callima,co, dove il gran dotto compiange i pericoli della sapienza. Dunque, aveva proseg·uito tranquillamente e si era riad– dormentato e poi ridestato nel momento che il treno lasciàva Arezzo. Rolo a Terontola poté scendere e attendere il treno ascendente. 'I,o accompag·nammo a.U'albergo; pareva stanco, e le stoppie si ergevano alte sul volto di solito ben raso. Gli proponemmo un'oretta cli siesta e un bagno ca-lclo. Rifin tò offeso! Gli bastava di lavarsi con acqua fredda e·farsi fa, barba.; poi era pronto a ricevere chiun– que gli volesse far visita. Quei giorni si divise tra impegni di ogni sorta, perché, manda.to – qui dal Governo quasi a festeggiare il riallacciamento delle rela-– zioni intellettmtli tra Italia e Germania dopo la guerra, non si d- - conobbe il diritto cli ricusarsi ad alcuno che, facendogli cortesia, onorasse in lui la sua patria. Ma le conferenze ufficiali andarono 7 tranne la sua, maluccio. Il secondo delegato, un grande romanziere,. ma anche un genio della gaffe, cominciò con un accenno alla poca eieg-anza dei Sassoni e al suono a orecchi tedeschi ridicolo del loro linguaggio, e nemmeno a farlo apposta la fiera era stata organizzata da Lipsia, e più della metà dei Tedeschi presenti erano Sassoni.. Proseguì leggendo le bozze di. un articolo su Nietzsche e Tolstoi,. pubblicato ve_nti anni prima,, né profondo né spiritoso; e, poiché l'articolo non riempì l'ora, vi_aggiunse ancora la recitazione di· passi di un suo libro ironico, di titolo e nome sconc~rtanti per un pubblico straniero. Il Wilamowitz, che sedeva nella prima fila degli ascoltatori, si squagliò senza congratu_larsi. Il giorno dopo, festa. Bibliotec_a Gino Bianco

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