Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Ulrico di Wilamowitz-Moellendorjf 33 in un giardino fiorentino. Era una giornata troppo calda di prima– vera, che doveva riuscire insopportabile a uno arrivato allora allora da climi tanto più freddi. Il Wilamowitz, affaticato, si sentì venir meno: si dové accompa,gnarlo'fuori della calca e dargli un gocciolo di vino. Si riebbe subito e attribuì il suo malessere a una colazione troppo :fine avuta la mattj.na : « Solo primizie e cibi delicati». Ap– pena rimesso, gli c apita ad dosso il delegato romanziere con un .grande séguito, e inizia subito quella delicata operazione che gl'ln– glesi chiamano fishing for compliments : « Fu per me l'altro ieri una tale gioia e un tale onore poter ascoltare la sua parola». Il Wilamowitzi in tono senUmentale ·: «Ah! rallegriamoci della fre– schezza idillica di questo giardino e lasciamo stare le nostre stu– pide conferenze>>. Idillico era in quella bocca un aggettivo pe– ricoloso. Guardando la faccia dell'interlocutore, mi parve vedere rientrare la lama mobile di un temperino: egli si allontanò silen– zioso e in fretta con il suo séguito. La sera stessa ebbi il vecchio a c_enada me, e gli offrii il piatto che di tutta la cucina fiorentina m'immaginavo (e le Memorie mi hanno confermato che non m'ingannavo) dovesse essere a lui il più gradito, perché è il più solido e il più sostanzioso, la bistecca. Mangiò e bevve di gusto. In fine c'era una caciotta gelata : ho poi visto dalle Memorie che al gelato egli attribuiva, nei climi meridionali, un potere medica– mentoso contro la dissenteria, al quale non tutti presteranno fede, e vorrei non prestassero fede i giovani filologi e archeologi tedeschi che vengono per la prima volta in Italia. Quella notte i miei di casa si sentirono male, e ne dettero la colpa, certo a ragione, al gelato. Telefonammo al suo albergo, timorosi di averlo ucciso: venne al– l'apparecchio, ma non capiva neppure perché ci prendessimo pen– siero per la sua salute. In quel momento ripensai a Mitridate, che per forza di abitudine beveva veleni senz'averne danno. E aveva settantasett'anni ! Non dispiaccia che il necrologio :finisca cQn storielle scherzose ; ché non sarebbe spiaciuto a lui, che non permise mai· che il lutto neghittoso interrompesse l'opera. Nella casa delle Muse non ha posto il pianto. GIORGIO PASQUALI. Era nato a Markowitz in Posnania il 22 dicembre 1848; è morto il 25 set– tembre 1931. Studiò a Bonn dall'ottobre '67 all'agosto '69; poi a Berlino. Laureatosi il 14 luglio 1870. Volontario nella gu_erra d.!, Fr3.1;1cia.Dopo anni occupati pr~ncipal– mente in viaggi in Grecia e specie m Italia, privato docente a Berlino dall autun– no 1874 a Pasq~a 1876. Professore ordinario a Greifswald sino atl'agosto 1883. poi a Gottinga sino al marzo 1897, da allora in poi a Berlino.• 3. - Ptoaso. ibllotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy