Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

Villa Beatrice 689 1~ villa ebbe ripreso l'aspetto della fuggevole caducità, ella si sentì più leggera, libera da capo e felice. Pasqua dunque era vicina. Beatrice non aveva mancato mai. per Pasqua, di confessarsi e di comunicarsi. Quand'era ragazza-, s'accostava ai sacra,menti quasi ogni mese, perché questa era la pratica materna : ed ella andava imdeme a sua madre. Da che era sposa, aveva diradato sempre di più : ora, l'ultima volta era stato a Natale. S'era confessata, da ché era lassù, sempre dal medesimo sacerdote: il cappellano che veniva a dir messa. Era un prete gio– vane_, di bella presenza, Ella s'accusava ~ sempre la stessa ac– cusa - d'essere poco espansiva, tepida nell'adempimento dei pro– pri doveri : e il giovane prete faceva sfoggio di belle parole, teneva a far sentire ch'era un prete c6lto, moderno: le parole, attraverso la tendina del confessionale, .accarezzavano per un momento gli orecchi di lei. Dopo, ella restava più desolata di prima. Questa volta, l'idea di confessarsi la spaventava. -Il sacramento le appariva ora in tutta la sua importanza, come un fatto in cui veramente era impegnata la Yita dell'anima sua. Ella avrebbe do– vuto pur dire, avrebbe dovuto pur accusare la tentazione e come questa avesse preso dominio di lei. C'era una sua colpa? In che? Sentiva che se avesse taciuto, avrebbe peccato contro il sacramento : eppure che colpa ne aveva della tentazione ? Era sempre la stessa domanda che fino da quando ella aveva, si può dire, incominciato a fare uso della ragione, s'era ri– volta per tutte le accuse che gli altri, che ella medesima, faceva a sé. Ella non aveva portato mai in confessione questa materia; non aveva mai posta al confessore questa domanda. Aveva sempre rispo– sto da se stessa a se stèssa: di no: sicurissima; questa sicurezza, anzi, costituendo l'elemento decisivo della de,;olazione. Oh! se ella avesse potuto, con la sua volontà, modificarsi! Se ella avesse sa– puto che questo le era, in qualche modo, possibile! E ora, mentre la certezza dell'impossibilità le era, in fondo, rimasta immutata, sentiva che avrebbe dovuto esporre anche questo suo stato : un vago bisogno d'essere acquietata: il bisogno d'una conferma alla sua certezza. Quella tentazione non era sopportabile dall'anima nel segreto di se medesima; Ron bastava più la sicurezza propria ad assolverla. Era l'ultimo anello d'una catena, l'ultimo gradino d'una scala, l'ultima conseguenza d'un principio: una cosa fatale com'era fa– tale la impossibilità in lei, di resistere. Era il resultato dell'osti– lità della natura co~tro di lei e si presentava come la liberazione. Era l'ultimo passo a cui il modo con cui ella era fatta la condu– ceva : e appunto perché era la conclusione di codesto, ~on c~ poteva essere in lei resistenza, ,come non aveva potuto esserci mai contro tutto ciò che dipendeva da come _era fatta. Ella non sapeva _come 44, - Pè(Ja:JU, BibliotecaGino Bianco

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