Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

04,2 C. Alvaro cedervi vi sono infinite serie di scale. Di lassù si gode la vista del mare che empie la vallata dei suoi immensi vapori, della sua luce, del suo colore, e siccome non ha altro sfogo che la tromba stretta della valle, impregna gli uomini di non si sa che umore, di un'aria forte e quasi palpabile. Io sono venuto qui per riposare. Ho occupato un appartamento di due stanze con una terrazza. Dalla terrazza si vede il mare come se venisse avanti per un pendio, e le barche che escono la sera sem– brano percorrere una faticosa salita. Sotto la terrazza c'è un orto, col nespolo serrato e ordinàto, la vite e il fico. Tutto è verdissimo. L'orto s'interrompe a un certo punto, diventa roccia alta, e un salto sul mare; su questo si tengono due olivi grigi, e dietro corre come un fiume azzurro il mare. Siccome vi devo stare due mesi, ho pensato meglio di farmi qualche rifornimento; sulla strada passano a varie ore della mattina i carretti di verdura, e uno ogni due o tre giorni, che porta vino; ho un ripostiglio çol vino, un vino bianco e amabile: mi sembra d'essere divenuto ricco. Mi sveglio la mat– tina alle sei. A quell'ora odo lo scampanio delle capre, ed è la lat– taia; munge sotto i- miei occhi le bestie, e va da una all'altra per mettermi insieme la mia tazza di latte. Quando le capre arrivano quassù sono state munte troppo. Si arrampicano su un muricciolo ad addentare i racimoli d'una vite, o ritte sulle zampe di dietro lam– biscono i fiori della mentuccia. Per quanto io abbia una donna di fatica mi piace di uscire sulla strada a vedere questa faccenda. Non perché la lattaia sia bella. È bella invece una pastora che passa alla sera, un'adolescente, ha gli occhi grigi, cammina scalza, è fresca e pulita, ha la pelle color del miele. l\fa ho già notato che qui le donne non hanno di bello che gli occhi. ,Se mai, sarei proprio qui per non parlarne e non pensarvi. La mattina, stando sulla soglia della porta, vedo certe scritte sul muro. Qualcuno vi ha tracciato nomi di donne che abitarono prima di me queste due stanze. Deve essere stato qualche solita];'.io ammiratore pel quale se.rivere un nome sul muro è un modo di confidarsi, di rendersi conto di quelle lettere messe insieme come d'una fisionomia. Ed ecco che quando passa un veliero al largo mi sembra che debba approdare e che dal vascello debba scendere Grete. Grete è una ragazza di un paese del nord, coi capelli colore della stoppa ; viaggia sola, e capitò in Italia. Io non ci pensavo neppure quando mi venne a trovare nel mio appartamento di scapolo ; mi parlava .del suo paese, del suo mare, della sua casa di campagna. Cominciò a dirmi cose sgradevoli poiché la irritava la mia ruvidezza. Da un pezzo io l'avevo con le donne. Andai a trovarla e fu tutta colpa di lei. Un giorno disse che non voleva più, che stava male, che aveva paura di rimanere in Italia e di non tornare più al suo paese. Partì, scrisse nel suo gergo qualche lettera, e mi pareva che soffrisse di BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy